Controcultura

"Elena lo sa" che la morte non può attendere

Claudia Piñeiro (Burzaco, 10 aprile 1960) è scrittrice e sceneggiatrice. Nel suo romanzo "Elena lo sa" la protagonista è affetta dal morbo di Parkinson che indaga sull'uccisione di sua figlia.

"Elena lo sa" che la morte non può attendere

Elena vive da mesi in un labirinto senza uscita, la sua esistenza sembra entrata in loop e tutto si ripete sempre nello stesso modo: eppure la sua voglia di combattere non si è arrestata nonostante la malattia che le è stata diagnosticata. È lei la protagonista del nuovo noir della scrittrice argentina Claudia Piñeiro, Elena lo sa (Feltrinelli) che analizza l'insorgere delle malattie degenerative e mette in scena una detective anziana davvero originale che deve superare le barriere della propria malattia ma anche quelle del silenzio di chi la circonda. Perché tutti sconsigliano a Elena di indagare sulla morte di sua figlia Rita, trovata impiccata al campanile di una chiesa. Ma lei sa che la sua città, Buenos Aires, ha celato segreti terribili e sa anche che deve trovare qualcuno che le dia una mano, perché le rimangono poco tempo e poca lucidità.

Elena ha pazienza, oltre che coscienza: «deve prendere il treno che parte per la Capitale alle dieci del mattino; il successivo, quello delle undici, non le servirebbe più perché la pastiglia l'ha presa alle nove, allora pensa, e sa, che deve prendere quello delle dieci, poco dopo che la medicina faccia sì che il suo corpo obbedisca all'ordine impartito dal cervello. Subito. Quello delle undici no, perché a quel punto l'effetto si starà esaurendo fino a scomparire e lei si ritroverà come adesso, ma senza la speranza che la levodopa agisca». E mentre aspetta che la pastiglia faccia effetto conta i minuti ed elenca a mente anche le strade, ne recita i nomi a memoria per tenersi concentrata. Non vuole che nessuno la distragga dal suo obbiettivo. Niente deve fermarla. Né il Parkinson che la sta immobilizzando, né le persone che le fanno perdere tempo per farle le condoglianze per sua figlia. Per Elena è però complicato viaggiare così come pensare e persino incassare la propria povera pensione. Una volta, quando era viva sua figlia, qualcuno poteva aiutarla, ora è sola e deve arrangiarsi nella situazione in cui si è trovata. Ma sarà proprio l'indagine a darle forza e speranza, la rabbia sopita contro la malattia che diventa reazione. Perché la degenerazione delle cellule del tessuto nervoso che le è stata diagnosticata le è venuto spontaneo definirla «puttana di una malattia». Elena non urla la sua situazione, preferisce affrontarla in silenzio.

E così con lucidità medita di andare a trovare un'amica della figlia. Una certa Isabel che potrebbe aiutarla a capire com'è morta Rita e che coda è successo nel collegio parrocchiale dove lavorava come insegnante. Elena si farà indicare la strada per raggiungere quella donna alla quale sa che sua figlia mandava sempre una cartolina per Natale. Chiede delucidazioni in un autonoleggio e si mette in viaggio cercando di restare lucida e viva. Pastiglia dopo pastiglia, viaggio dopo viaggio, ricordo dopo ricordo, Elena inizia a comprendere la verità. Finalmente si riavvicina a quella figlia con la quale talvolta si era trovata in disaccordo e comprende che la sua dannata voglia di vivere è più forte della malattia.

Ancora una volta Claudia Piñeiro dimostra di essere una narratrice capace di affascinare i lettori non solo con i suoi personaggi, ma anche con il suo modo di scrivere denso di pathos tradotto con ritmo e abilità da Pino Cacucci.

Film noir come Memento di Christopher Nolan e Vendicami di Johnnie To hanno mostrato come la perdita di memoria e le malattie degenerative possono costringere detective e sicari a reinventare le proprie azioni per reagire, ma Elena lo sa aggiunge a questa tematica situazioni emotive che rendono unica l'eroina creata dalla Piñeiro e la sua odissea.

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