Economia

Enel dice addio a Terna per 270 milioni La sfida della rete

L’Enel di Fulvio Conti abbandona il libro soci di Terna. Il colosso elettrico ha deciso di cedere il residuo 5% che ancora lo legava alla società di distribuzione guidata da Flavio Cattaneo. La mossa di Enel sarebbe da collegare alla volontà di monetizzare il buon andamento messo a segno da Terna in Piazza Affari (+15% dalla fine di novembre). Una questione di opportunità, quindi, e gli stessi vertici di Terna sarebbero stati informati del passo di Enel, a dimostrazione che non si tratta di uno sgarbo.
Non si può però dimenticare il duro scontro consumatosi tra i due gruppi lo scorso anno, quando Terna non si mosse per confermare l’ambasciatore di Enel nel proprio cda visto che in assemblea sulla lista di Romano Minozzi (5%) si canalizzarono i voti dei fondi.
Un affronto che Enel non ha mai perdonato alla «figliastra»: Terna, tutt’ora controllata dalla mano pubblica attraverso la Cassa Depositi & Prestiti, aveva debuttato in Borsa nel 2004 come una «gemma» di Enel che ha poi progressivamente allentato il cordone ombelicale fino a decidere di reciderlo completamente.
A 13 anni di distanza dal decreto Bersani, si completa quindi l’assoluta separazione tra le due società elettriche. Terna potrebbe ora tentare di inglobare Snam Rete Gas per proporsi come un’unica grande società delle reti in Italia.
Per cedere il 5% di Terna, Enel ha scelto la formula del book building accelerato: il pacchetto ha un valore potenziale complessivo prossimo a 285 milioni di euro (ieri in Borsa il titolo Terna ha chiuso a 2,792 euro) ma il prezzo di vendita definitivo dipende da come si incroceranno domanda e offerta degli operatori. Molti ritengono quindi probabile che il collocamento avvenga a una forbice compresa fra i 2,65 ed i 2,75 euro, per un incasso comunque superiore a 270 milioni. Enel ha in carico il pacchetto per 96 milioni (nel bilancio consolidato) e quindi ridurrà, seppur di misura, il debito accumulato in seguito all’acquisto della spagnola Endesa (44,6 miliardi di euro a fine 2011).
Lunedì Conti tornerà invece a chiedere la fiducia delle famiglie italiane, con l’annunciato maxi prestito obbligazionario da 1,5 miliardi, raddoppiabile a 3 miliardi.

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