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"Ero una scheggia impazzita. Ora racconto i nostri disagi"

Il podcast della conduttrice è tra i più seguiti su Spotify e Apple. "Cerco di approfondire oltre la leggerezza tipica dei social"

"Ero una scheggia impazzita. Ora racconto i nostri disagi"

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La nuova Giulia Salemi.

«Dieci anni fa ero una scheggia impazzita, prima di pensare una cosa l'avevo già fatta».

Nel 2016 sul red carpet della Mostra del Cinema di Venezia accompagnò Paolo Sorrentino che presentava The Young Pope. Con spacchi e scollature profondissime.

«Pur di riempire uno spazio ero disposta anche a fare la sciocchina» (ride, ndr).

Risultato?

«Per tanti sono diventata una specie di mostro... Oggi è tutto cambiato, ciascuno può e si deve vestire come vuole. Negli States Jennifer Lopez o Rihanna hanno vestiti provocanti che diventano iconici. Se ci provi qui in Italia, rischi di passare per mostro».

E ora?

«Sono più calma e riflessiva. E con il mio podcast affronto temi più seri».

Il suo podcast si intitola Non lo faccio x moda, è stato il più seguito su Spotify e ora è nella top 10 sempre di Spotify e pure di Apple. Insomma è una sorta di rinascita per questa modella e conduttrice nata a Piacenza 31 anni fa da mamma iraniana. «Da piccola ho sofferto di pregiudizi, mi prendevano in giro perché sono persiana per metà». Si è fatta conoscere a Veline nel 2012 poi è arrivata terza a Miss Italia, ha partecipato a Pechino Express, ha fatto scoppiare il patatrac a Venezia, l'abbiamo vista in un paio di Grande Fratello e via elencando. Risultato: ha quasi due milioni di follower su Instagram e il suo podcast ha debuttato con Alfonso Signorini che raccontava di essere stato picchiato da bambino perché «mi piaceva giocare con le bambine». Al netto di pregiudizi e luoghi comuni, Giulia Salemi prova a crescere senza adagiarsi sulla popolarità volatile dei social: «Cerco nuovi stimoli», dice sfruttando uno slogan sempre strausato ma sempre più disatteso. «Per iniziare a farmi prendere sul serio, ho dovuto lavorare il triplo degli altri».

Non esageriamo.

«Se le persone normalmente partono da zero, io sono partita da -100 perché, insomma, i pregiudizi sono forti e ho faticato a superarli».

Per questo ha scelto un podcast?

«Era un'idea che avevo da un po' di tempo ma ho sempre rimandato finché non ho avuto lo spunto giusto: parlare di disagio generazionale. Avrebbe dovuto intitolarsi disagio.com, ma non ero molto convinta. Poi, parlando con una giornalista, mi è uscito che non volevo fare fuffa e che non lo facevo solo per moda. Lì ho capito che era il titolo giusto per me».

In sostanza che cos'è?

«Il podcast è il mio salottino, una sorta di chiacchiera psicanalitica. Parlando, capiamo. E io ascolto senza giudicare. È bello raccontarsi. Ed è bello ascoltare. Ognuno di noi ha le proprie ferite e spesso, da queste ferite, sono nati gli stimoli che ci hanno trasformato in quello che siamo».

Oggi c'è un'intervistatrice simbolo: Francesca Fagnani.

«Sogno la sua cazzimma. È molto preparata, molto forte».

Salemi, nel suo podcast si parla di «disagio».

«Siamo la generazione del devi. Appena ti alzi al mattino e guardi il cellulare ti piovono tutti i devi del mondo».

E i social?

«I social sono come i dissennatori di Harry Potter, ti portano via l'anima».

Si può dire che se l'è cercata.

«Sì, ma non è un problema che riguardi solo me. Chiunque viva o attraversi i social subisce le stesse pressioni».

Un flusso continuo.

«Una volta sei su, sei up. Poi improvvisamente sei giù. Un ciclo continuo».

Nel suo «salottino» sono passati anche L'Estetista Cinica, poi Giulia De Lellis, Beatrice Luzzi e altri.

«Parliamo per capire cosa conti davvero nella vita».

Per lei?

«Dopo anni di superficialità, ora voglio approfondire. E non dimenticare le persone che sono state decisive nella mia vita».

Ad esempio?

«Mia nonna, ha 85 anni. Voglio poter dire che non le ho fatto mancare nulla.

L'altro giorno siamo andate insieme al Parco Sempione, qui a Milano, e ci siamo ritrovate ad abbracciare gli alberi tanto eravamo felici insieme».

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