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Arrestato il capo dei Fratelli: voleva il Califfato mondiale

Arrestato il capo dei Fratelli: voleva il Califfato mondiale

Galera per tutti. Tranne che per il Faraone Hosni Mubarak - che potrebbe riassaporare la libertà - la legge del generale Abdel Fattah Khalil el-Sisi è uguale per tutti. Da ieri mattina a far compagnia a due ex presidenti (Hosni Mubarak e Mohamed Morsi), a un folto gruppo di ex ministri e al proprio vice Khairat el Shatar c'è anche la Suprema Guida della Fratellanza Musulmana Mohammed Badie.
A vederlo seduto con il camicione grigio, la smorfia corrucciata, la barbetta grigia e sfatta il numero uno della Fratellanza non ha proprio l'aria di un «supremo». Ma c'è da capirlo. Il Badie delle immagini è un latitante appena acciuffato. E la telecamera puntatagli in faccia viaggia al seguito dei militari entrati nel suo rifugio di Nasr City, la zona nord orientale del Cairo diventata, dopo il golpe, l'ultima trincea dei Fratelli Musulmani. Da quel 3 giugno la Suprema Guida non ha fatto che scappare e nascondersi. E in quel fuggi fuggi non è mancata la tragedia di Ammar, il rampollo 38enne - unico maschio - caduto sotto i colpi dell'esercito negli scontri del 16 agosto. Lutti a parte il 70enne Badie non è proprio un agnellino, né tanto meno un moderato o un sincero democratico.
La sua storia di militante perseguitato e galeotto incallito inizia nel 1965 quando, 22enne, finisce in galera con Sayyed Qutb, l'ideologo della Fratellanza spedito alla forca da Nasser. Dopo quella prima parentesi carceraria, durata ben 9 anni, le idee e gli insegnamenti di Qutb diventano il modello politico e il paradigma religioso del militante Badie. Idee non proprio moderate visto che «Pietre Miliari», la summa dell'integralismo eredità di Qutb, diventeranno un best seller per le nuove leve del nascente terrorismo islamico, forgeranno personaggi del calibro di Ayman Al Zawahiri e Osama Bin Laden. Per capire di che razza d'insegnamenti si tratti basta orecchiare i discorsi sciorinati dal Supremo dopo la nomina, nel 2010, al capo della Fratellanza. Il più esplicito è quello di inizio 2012 quando - in attesa di lanciare il candidato Morsi alle elezioni presidenziali - spiega come rivoltare l'Egitto da capo a piedi, trasformandolo nella piattaforma su cui erigere un Califfato Islamico destinato ad egemonizzare il resto del mondo.
A dar retta al «Supremo» la Fratellanza deve «purificare gli animi», cambiare il modo di pensare «preparando corpo mente e spirito a una lunga lotta». Secondo obiettivo, di più lungo respiro, è «una totale riforma di tutti i settori della vita … così da consentire la rinascita della legge Islamica e della guida del Corano». Insegnamenti scrupolosamente messi in atto da Morsi e dai suoi deputati che, subito dopo la vittoria alle presidenziali, impongono all'Egitto una costituzione basata sulla «sharia».
Ma è solo il primo passo. Perché Badie spiega che solo «trasformando gli individui, modellando le famiglie, la società, il governo e un Califfato correttamente guidato si conseguirà - alla fine - la supremazia sul mondo». E visto che di mondo si parla i pensieri del Supremo vanno oltre le Piramidi. Mentre Obama sogna una Fratellanza Islamica che dia vita all'«islam democratico» lui liquida gli Usa come nazione «incapace di guidare l'umanità», «priva di valori morali» e pronta al tracollo. E mentre l'Occidente s'illude che le «primavere arabe» siano l'inizio di un processo di pace e libertà in Medio Oriente il Supremo prepara i suoi fedeli a una lunga guerra. «La resistenza - spiega in un altro discorso - è l'unica soluzione contro l'arroganza e la tirannia sionista-americana… perciò è necessario che tutti gli arabi e i musulmani l'appoggino e la condividano. Ai nostri fratelli mujahedeen di Gaza diciamo pazientate, persistete e sappiate che Allah è con voi».
Discorsi che Sisi e i generali egiziani conoscevano bene. Non a caso Mohammed Badie era inseguito sin da luglio scorso da un mandato di cattura per istigazione all'omicidio.

E l'arresto - guarda caso - arriva a pochi giorni dall'udienza preliminare di domenica in cui i giudici dovranno formalizzare le accuse destinate, probabilmente, a riaprirgli le porte delle patrie galere.

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