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Assad indegno anche per Palazzo Chigi: via l'onorificenza

Assad indegno anche per Palazzo Chigi: via l'onorificenza

«La presidenza del Consiglio ha già avviato la procedura per la revoca dell'onorificenza al presidente siriano Bashar al Assad», dichiara a il Giornale, Elisabetta Olivi, portavoce del premier Mario Monti. La richiesta, per «indegnità», era arrivata da 75 senatori di tutti gli schieramenti, come abbiamo scritto nei giorni scorsi. A consegnare la decorazione era stato il presidente Giorgio Napolitano nel marzo del 2010.
Per la prima volta l'Italia potrebbe togliere il più alto riconoscimento della Repubblica ad un capo di stato ancora in carica, anche se in mezzo ad una sanguinosa guerra civile. Non è mai capitato prima anche se il Quirinale in passato decorò il maresciallo Tito, boia di italiani, il presidente Suharto che fece strage di comunisti in Indonesia e addirittura i coniugi Ceausescu, dittatori romeni. Tutti nominati, come Assad, «Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana» con l'aggiunta riservata a pochi del «Gran Cordone».
L'apposito ufficio delle decorazioni presso palazzo Chigi è già al lavoro per motivare la richiesta di revoca per «indegnità», da presentare al Colle, come prevede la legge. La portavoce di Monti ammette che «sarebbe la prima volta per un presidente in carica, ma in passato non c'è mai stata un'attenzione così alta sulle decorazioni». La faccenda, però, non dovrebbe venire ingigantita secondo palazzo Chigi. «Queste onorificenze sono concesse ogni volta che c'è una visita di stato. E' quasi un automatismo» spiega Olivi.
In realtà il Gran cordone, riconoscimento italiano più importante, è stato consegnato dal 1945 solo a 186 leader stranieri su 287.556 decorati a vario livello e registrati sul sito delle onorificenze del Quirinale. E fra i 186 eletti ci sono, oltre ad Assad, l'ex rais egiziano Hosni Mubarak e signora, ma non i presidenti Bush oppure l'ultimo inquilino della Casa Bianca, Barack Obama. Lo stesso John Kennedy ricevette dall'Italia due decorazioni, ma non il Gran cordone. Pasquale Cascella, portavoce del Quirinale, fa notare che per le decorazioni di questo genere il presidente agisce sempre «con l'avallo della presidenza del Consiglio ed il tutto viene gestito dal ministero degli Esteri. Nei protocolli è previsto lo scambio delle onorificenze. È una specie di prassi». Nel caso di Assad sul sito del Colle viene riportato esplicitamente che il Gran cordone è stato concesso «di iniziativa del Presidente della Repubblica». La legge prevede questa possibilità, anche se la decisione dev'essere comunque controfirmata da palazzo Chigi, dove nel 2010 c'era Silvio Berlusconi.
«La decorazione si può revocare, ma lo deve decidere il presidente del Consiglio - spiega Cascella - Al capo dello stato spetta solo la firma della revoca».
Domenico Gramazio, del Pdl, uno dei 75 senatori che per primo ha chiesto di togliere l'onorificenza al presidente siriano annuncia: «Martedì in aula solleciterò una risposta ufficiale. Se Monti è impegnato su altri fronti che mandi il ministro degli Esteri». Con la seconda interpellanza di 53 senatori si supera un decimo dell'assemblea ed il governo è costretto all'urgenza. Marco Perduca, del centro sinistra, osserva: «Basta mettere assieme tutte le dichiarazioni della Farnesina sulla Siria e sarebbe già pronta la motivazione di indegnità per ritirare subito l'onorificenza ad Assad».
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