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Assad torna in tv: «Ripulirò la Siria dai terroristi»

Lo avevano dato per morto, pronto alla fuga o sull'orlo del crollo, ma il presidente siriano Bashar Assad è riapparso ieri in tv sempre più deciso «a ripulire il Paese dai terroristi». Nelle stesse ore in Senato il sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, confermava che il governo italiano sta revocando «per indegnità l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce» al giovane Assad. La più alta decorazione italiana gli era stata concessa dal presidente Giorgio Napolitano nel 2010. Però non è chiaro cosa accadrà della «medaglia Umayyad con il gran cordone», la più alta onorificenza siriana, che lo stesso Assad consegnò a Napolitano a Damasco nel marzo di due anni fa.
A parte la simbolica guerra delle onorificenze ieri sono morte in Siria oltre 150 persone. I «ribelli» hanno passato per le armi 16 civili vicino a Homs. Nel complesso turistico di Jandar sono stati uccisi 6 cristiani, 6 alawiti della setta al potere e 4 sunniti. Una strage che dimostra come siano anche le frange armate anti Assad a sporcarsi le mani di sangue.
A Damasco è arrivato Saeed Jalili, che guida il Supremo consiglio della sicurezza nazionale a Teheran ed è considerato vicino al grande ayatollah Alì Khamenei. La tv di Stato ha mostrato Assad mentre accoglie l'inviato iraniano. Nel sottopancia scorreva una dichiarazione del presidente: «Il popolo siriano e il suo governo sono determinati a ripulire il Paese dai terroristi combattendoli senza tregua». Per Assad tutti i suoi oppositori in armi sono terroristi.
L'inviato di Teheran ha ribadito che «quanto sta accadendo in Siria non è una questione interna ma un conflitto tra l'asse di resistenza da un lato e il nemico globale e regionale dall'altro». In pratica Jalili punta il dito contro gli Usa e Israele.
Teheran è preoccupata del sequestro di 48 iraniani, che secondo gli ayatollah sono solo pellegrini. Per i ribelli che li hanno rapiti si tratta invece di Guardiani della rivoluzione. I sequestratori minacciano di ammazzare gli ostaggi se l'esercito siriano non smette di bombardare. Nell'offensiva diplomatica per salvarli e puntellare il regime siriano, l'Iran ha inviato in Turchia il suo ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi.
Il segretario di Stato, Hillary Clinton, ha sostenuto che «l'invio di combattenti terroristi (in Siria) non sarà tollerato». Probabilmente si riferiva alle voci su miliziani Hezbollah, il partito armato degli sciiti libanesi o unità iraniane che darebbero man forte ai governativi. In Siria, però, stanno continuando ad arrivare elementi di Al Qaida, che vogliono abbattere il regime.
Il bagno di sangue è stato affrontato ieri nell'aula del Senato, dove il governo ha annunciato di aver dato il via alla revoca della più alta onorificenza italiana ad Assad. Lo scorso luglio 75 senatori capitanati da Domenico Gramazio del Pdl e Marco Perduca del Pd avevano chiesto che fosse ritirato per indegnità il titolo di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al merito della Repubblica. Il sottosegretario agli Esteri, De Mistura, che rispondeva in aula, ha spiegato che la procedura è stata avviata il 20 luglio. Entro 20 giorni, fino al 9 agosto, la Siria può opporsi. Poi il capo dello Stato firmerà il decreto di revoca.
La rappresentanza diplomatica siriana in Italia non ha risposto al Giornale sulla vicenda. Hassan Kaddour non è più riconosciuto come ambasciatore a causa delle sanzioni, ma si trova ancora a Roma come rappresentante permanente siriano presso la Fao, l'organizzazione Onu per la fame nel mondo. Damasco, per ritorsione, potrebbe ritirare l'onorificenza siriana concessa a Napolitano. Ieri in aula il senatore Stefano Pedica, dell'Italia dei valori, è andato ancora più in là: «Non bisogna solo togliere, ma anche restituire l'onorificenza siriana che Assad ha consegnato a Napolitano».
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