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La bandiera di Al Qaida sulle chiese profanate Ecco la Siria dei ribelli

Croci calpestate e statue distrutte. Così a Raqqa, roccaforte dei rivoluzionari, gli islamisti umiliano i simboli della fede "nemica"

La bandiera di Al Qaida sulle chiese profanate Ecco la Siria dei ribelli

Prima hanno tirato giù la croce sopra la chiesa per issare la bandiera nera di Al Qaida. Poi hanno divelto la campana e lanciato in strada un crocifisso per calpestarlo. Alla fine la chiesa cattolica armena dei Martiri è stata vandalizzata e quella dell'Annunciazione data alle fiamme. Il tutto ripreso in un video dagli uomini mascherati dello Stato islamico dell'Irak e del Levante, che combattono in Siria. L'ennesimo sfregio alla cristianità ha avuto luogo il 26 settembre a Raqqa, la città del nord caduta nelle mani dei ribelli.
Una televisione di Dubai ha mandato in onda il video per denunciare l'attacco alle due chiese, che trovate sul sito del Giornale. Sul tetto a punta di quella armena, gli estremisti armati e mascherati piantano la bandiera nera di Al Qaida con i versi del Corano scritti in bianco. Un gruppetto armeggia attorno alla campana per metterla fuori uso. In sottofondo, come per le esecuzioni, non mancano gli immancabili inni degli eredi di Osama Bin Laden. La profanazione è accompagnata dal solito grido di vittoria «Allah o akbar» (Dio è grande).
Poi un miliziano lancia in strada, dal tetto della chiesa, un crocifisso, che viene calpestato da un altro volontario della guerra santa vestito di nero. Attorno ci sono dei bambini ed il personaggio mascherato, proveniente dall'Arabia Saudita, spiega che il crocifisso è il simbolo dei «Nazareni, una setta cristiana che appoggia il regime di Bashar al Assad». Un vero e proprio lavaggio del cervello denunciato dallo stesso conduttore del canale televisivo di Dubai.
Gli estremisti giunti dall'Irak hanno messo in piedi delle scuole coraniche per diffondere il verbo wahabita della penisola arabica. Non a caso la città di Raqqa è stata occupata dai ribelli lo scorso marzo grazie allo sceicco Mohammad Faycal al Houeidi, leader della locale tribù degli Avadilat. Ex membro del parlamento di Damasco, ha stretti legami con l'Arabia Saudita e voleva che Raqqa fosse «la prima città indipendente della rivoluzione siriana».
Gli ultrà islamici dopo aver issato la bandiera nera di Al Qaida hanno vandalizzato gli interni e l'asilo accanto alla chiesa armena dei Martiri. A Raqqa, nelle stesse ore, veniva appiccato il fuoco a un altro luogo di culto cristiano, la chiesa melkita cattolica della Nostra signora dell'Annunciazione. Croci, statue, icone e dipinti all'interno sono andati distrutti. Una fotografia pubblicata sul sito dei cristiani siriani mostra la facciata della chiesa annerita dalle fiamme.
Proprio nella zona di Raqqa è stato rapito il 5 agosto il gesuita italiano Paolo Dall'Oglio. I suoi carcerieri sarebbero i miliziani dello Stato Islamico in Irak e nel Levante, gli stessi che hanno profanato le chiese.
Qualche giorno dopo, uno sparuto gruppetto di coraggiosi attivisti dei diritti civili è sceso in strada per protestare contro la profanazione. Il problema è che le unità dell'Esercito siriano libero, la fazione filo occidentale dei ribelli, si è ripetutamente scontrata, armi in pugno, a Raqqa ed altre zone della Siria con gli estremisti venuti dall'Irak e del fronte Jabhat Al Nusra.
All'agenzia vaticana Fides un veterano dell'Esercito libero ha ammesso che «per noi diventa impossibile proteggere i più fragili, come le minoranze religiose. Abbiamo visto uccisioni barbariche». L'obiettivo è terrorizzare i cristiani (due milioni) costringendoli ad andarsene (già 200mila profughi) e frantumare la Siria su base confessionale.
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