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Chi soffia sul fuoco della rivolta ucraina

Chi finanzia la rivoluzione nel centro di Kiev, dove sono arrivati ultrà polacchi, giovani bielorussi ed i veterani serbi di Otpor, che buttarono giù Milosevic a Belgrado? Grazie a Gli occhi della guerra raccontiamo le barricate di Piazza Maidan. DIARIO DA KIEV

Chi soffia sul fuoco della rivolta ucraina

Gli Stati Uniti gettano benzina sul fuoco della rivolta ucraina. Kiev non è una nuova Praga o Budapest invasa dai carri armati di Mosca. Gli americani, però, hanno sfidato i russi nel cortile di casa con l’ennesima battaglia post guerra fredda fra Est e Ovest.

Ieri alla conferenza di Monaco, il segretario di Stato americano John Kerry, non ha usato giri di parole: "In nessun posto la lotta per un futuro democratico ed europeo è importante quanto in Ucraina. Gli Stati Uniti e l'Unione Europea sono al fianco del popolo ucraino in questa lotta”.

Peccato che l’ala dura dei rivoluzionari, che controlla piazza Maidan e le sue barricate ha un’idea tutta sua della democrazia e sull’Europa. Svododa, il partito ultranazionalista che in Italia è alleato con Forza nuova, lo dice chiaro sul sito della formazione di estrema destra. “Il punto sostenuto nelle proteste non è quello dell' integrazione con l' Unione Europea ma la liberazione dell' Ucraina dall' amministrazione "coloniale" portata avanti dalle forze governative filo-russe” sostiene Andriy Voloshy, parlamentare del movimento.

A Monaco si è fatto sentire anche il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy rilanciando la proposta di associazione alla Ue. Sempre Voloshy ricorda che “l’ UE ha sicuramente aspetti positivi e negativi: quelli positivi sono soprattutto di natura economica, mentre quelli negativi sono rappresentati senz’ altro dalle politiche di indebolimento delle istituzioni tradizionali come la Famiglia e la Chiesa, il consumismo, il multiculturalismo e l' immigrazione incontrollata dai paesi esterni all' Unione”.

Da giorni, però, oltre al ramoscello d’ulivo, gli euro potentati stanno cercando di far passare il presidente ucraino Viktor Yanukovic, che non è certo da Nobel, alla stregua del regime di Ceausescu o Gheddafi. L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune europea, Catherine Ashton, si dice "allarmata per la violenza e per i casi di intimidazione e tortura”. Il riferimento più recente è all’attivista di piazza Maidan, Dmytro Bulatov, sequestrato e torturato. Nessuno si chiede a chi giova e se i suoi aguzzini hanno magari un interesse interno al clan di potere di fare le scarpe a Yanukovich seguendo la linea del discredito e dell’assimilazione ai dittatori veri o presunti della storia recente.

Alla conferenza di Mosca i russi hanno risposto a muso duro con il ministro egli Esteri Sergei Lavrov che si chiede: "Cosa ha a che fare l'incitamento alla protesta violenta di piazza con la promozione della democrazia? Perche' non sentiamo la condanna di quelli che occupano gli edifici del governo ed attaccano la polizia ed usano slogan razzisti, nazisti ed antisemiti?”.

E nessuno si pone un’altra domanda: chi finanzia e coordina la rivoluzione nel centro di Kiev, dove sono arrivati ultrà polacchi, giovani bielorussi ed i veterani serbi di Otpor, che buttarono giù Slobodan Milosevic a Belgrado?

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