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Cinque paesi dell'Ue contro gli aiuti all'Emilia per il terremoto. Ma poi trovano l'accordo

Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna hanno bloccato lo stanziamento dei 670 milioni di euro di aiuti all'Emilia-Romagna a seguito del terremoto del maggio scorso. L'ambasciatore italiano presso la Ue predica ottimismo, ma l'europarlamentare Francesca Balzani, relatrice sul fondo di solidarietà per l'Emilia: "Non c'è stato nessun accordo sui fondi per il terremoto"

Cinque paesi dell'Ue contro gli aiuti all'Emilia per il terremoto. Ma poi trovano l'accordo

Scusate, ma c'è la crisi. Germania, Olanda, Finlandia, Svezia e Gran Bretagna se ne accorgono solo adesso e decidono di bloccare gli aiuti dell'Unione Europea per la ricostruzione dell'Emilia-Romagna dopo il terremoto dello scorso maggio.

Di pagare i 670 milioni di euro del Fondo di solidarietà non ne vogliono sapere. Tutti gli altri 22 paesi hanno riconosciuto che l’Italia ha diritto ai finanziamenti e negli scorsi giorni hanno formalmente approvato la decisione. Ma Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia hanno bloccato tutto.

I 27 sono riuniti oggi per decidere anche sul bilancio rettificativo Ue 2012, per cui la Commissione ha chiesto in più la cifra record di 9 miliardi, e anche sul bilancio 2013, per cui la sempre la Commissione ha chiesto un aumento del 7% rispetto a quello dello scorso anno. Questi cinque paesi sono contrari anche a queste richieste dell’esecutivo comunitario, adducendo il fatto che data la crisi bisogna ridurre le spese.

I soldi che la Commissione chiede, però, sono quelli già stanziati per i progetti del bilancio 2007-2013, che essendo ora giunto al termine deve saldare i conti e pagare le fatture dovute agli stessi stati membri. "Ora sono arrivate le "bollette" da pagare: cosa dovrei farne, ignorarle e buttarle nel cestino della spazzatura?", ha spiegato il commissario Ue al Bilancio, Janusz Lewandowski, ai ministri riuniti a Bruxelles.

I negoziati tra Commissione, Consiglio e Parlamento per cercare di arrivare a un’intesa complessiva si prevedere che dureranno tutta la notte. A livello di entità del fondo, uno stanziamento come quello previsto per l'Emilia non c'è mai stato. La proposta è stata avanzata a settembre scorso dal commissario alla politica regionale Johannes Hahn spiegando che il denaro (il 92% del quale finirà all'Emilia Romagna) sarebbe stato destinato al ripristino di abitazioni, infrastrutture e al restauro di beni culturali.

"Dobbiamo aiutare questa regione altamente produttiva a rimettersi in piedi. L'aiuto riflette l'entità del danno subito e la nostra priorità è sostenere e ridare un alloggio alle persone che lo hanno perduto", aveva spiegato Hahn. Una priorità non avvertita come tale da alcuni paesi dell'Ue.

Tuttavia, secondo quanto ha dichiarato l’ambasciatore italiano presso la Ue, Ferdinando Nelli Feroci, l’Italia è "ottimista sulla possibilità di raggiungere, se non stasera, ma nel corso della nottata, una decisione positiva sui fondi Ue per il terremoto in Emilia Romagna e nessun paese europeo è contrario al sostegno finanziario all’Emilia per il terremoto".

Ma in serata è arrivata la doccia fredda. "Non c'è stato nessun accordo sui fondi per il terremoto", ha riferito l'europarlamentare Francesca Balzani, relatrice sul fondo di solidarietà per l'Emilia, spiegando che i negoziati con il Consiglio potranno riprendere solo quando ci sarà un'intesa. Comunque sia di certo c'è il fatto che di soldi l'Unione Europea ne ha, e soprattutto ne speca, tanti. Proprio qualche giorno fa, la Corte dei Conti dell'Ue ha bloccato per l'ennesima volta il bilancio ravvisando, solo nel 2011, errori e falle di spesa per circa cinque miliardi di euro.

Sperpero di denaro con contorni paradossali. Qualche esempio? Circa 200 mila euro sono stati concessi per un progetto in Lombardia per costruire una fattoria con un laboratorio per la lavorazione e l'essiccazione frutta. Peccato che poi la fattoria sia risultata essere una abitazione privata. A un contadino è stato concesso un premio speciale per 150 pecore. Pecore che non possedeva. In Italia e in Spagna, gli agricoltori sono stati pagati per mantenere un "pascolo permanente", quando quei terreni erano ricoperti da fitte foreste.

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