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Colpi di mitra contro un prete In Libia è caccia al cristiano

Tripoli L'Eni ha riavviato ieri pomeriggio l'impianto libico di gas e petrolio di Mellitah, bloccato dopo gli scontri fra gruppi armati locali. Continua tuttavia l'interruzione delle forniture di gas naturale verso l'Italia attraverso il gasdotto Greenstream, che raggiunge Gela in Sicilia e fornisce circa il 10 per cento del fabbisogno italiano. «L'impianto è stato posto in sicurezza dalle armate da ieri sera, ma la fornitura di gas non è ancora ripresa» ha dichiarato il presidente del consiglio di amministrazione della compagnia Mellitah oil and gas, Abdelfattah Charkan, che guida la società mista detenuta pariteticamente dal gruppo energetico italiano Eni e dalla compagnia nazionale petrolifera di Libia (Noc). Charkan ha auspicato una ripresa della produzione «nei due prossimi giorni». Alcuni membri dell'armata libica controllano l'impianto a bordo di veicoli blindati, muniti di mitragliatrici o cannoni anti-aerei. La situazione a Mellitah appare tuttavia incerta, nonostante le rassicurazioni.
Continua intanto la preoccupante sequenza di atti di violenza nei confronti dell'esigua presenza cristiana in Libia. Dopo l'aggressione dell'altro giorno a due sacerdoti a bengasi, capoluogo della Cirenaica, ieri un altro grave episodio a Tripoli, città solitamente risparmiata da simili gesti di intolleranza: un uomo armato di mitragliatore kalashnikov ha sparato nella chiesa di San Francesco tentando di ammazzare padre Magdi, sacerdote cattolico di origine egiziana.

Il vescovo Giovanni Martinelli ha denunciato «la sgradevole prima», ricordando la presenzaanche in Libia della corrente islamica salafita che «non ammette il confronto: sparano, invadono, uccidono».

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