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E ora l'ambasciatore in India rischia l'arresto

L'ex avvocato dei due militari avverte: "Mancini può finire in carcere"

Salvatore Girone, l'ambasciatore Daniele Mancini, Massimiliano Latorre
Salvatore Girone, l'ambasciatore Daniele Mancini, Massimiliano Latorre

L'ambasciatore italiano in India potrebbe finire in galera. Questa è l'ultima, assurda, novità che arriva da New Delhi. Lo afferma l'ex legale di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che per un anno li ha difesi incassando laute parcelle dal governo italiano. «Teoricamente» l'ambasciatore Daniele Mancini potrebbe «andare in prigione» ha sostenuto l'avvocato Harish Salve. L'ordine arriverebbe dalla Corte suprema indiana: «Dipende da come (i giudici) vorranno regolarsi con lui (il diplomatico). Ma possono, se vogliono, mandarlo in carcere». Il legale si è dimesso dalla difesa dei due marò dopo la decisione del governo italiano di non farli tornare in India.
Mancini, secondo l'avvocato Salve, sarebbe reo di «oltraggio alla Corte». L'ambasciatore ha firmato un affidavit, che garantiva il rientro a Delhi di Latorre e Girone il 22 marzo, ultimo giorno di «licenza» elettorale. Salve, intervistato in un programma della tv indiana Cnn-Ibn, ha sostenuto in maniera molto ardita, che l'immunità diplomatica potrebbe non valere perché «la nostra Costituzione stabilisce che tutti agiscano secondo gli orientamenti della Corte suprema». Oggi alle 10.30, ora indiana, l'alba in Italia, i giudici hanno intimato al nostro diplomatico di dare spiegazioni sul mancato rientro dei marò. Mancini non si presenterà in aula. In alternativa ha la possibilità di inviare una memoria scritta. La linea difensiva italiana si basa sull'«assoluta inviolabilità dell'immunità diplomatica». I difensori di Mancini citeranno in aula numerosi precedenti inequivocabili. Solo il governo indiano può considerarlo «persona non grata» ed al massimo espellerlo. Secondo la Convenzione di Vienna del 1965 l'ambasciatore è immune da rappresaglie anche in caso di guerra. La terza linea difensiva italiana si basa sul fatto che il nostro diplomatico «non ha alcuna responsabilità personale». Mancini «è stato unicamente il firmatario della garanzia del rientro dei marò in quanto rappresentante del governo italiano in India».
La sentenza sul mancato rientro dei marò è prevista il 19 marzo. Il problema è politico. L'opposizione nazionalista del Bjp soffia sul fuoco per mettere in difficoltà il partito del Congresso, che governa il paese. Sui marò i conservatori indù sono stranamente alleati con i comunisti forti nel Kerala, lo stato che per un anno ha trattenuto ingiustamente i marò. Mariam Alexander Baby, membro del Politburo, sostiene che «il governo indiano è stato connivente con quello italiano nel garantire il ritorno in Italia dei marine italiani per sfuggire al processo».
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