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Un giubbotto antiproiettile ai ragazzi de "Gli occhi della guerra"

Un regalo a salvaguardia dei cronisti che operano in zona di conflitto da parte di un bottegaio milanese

Un giubbotto antiproiettile ai ragazzi de "Gli occhi della guerra"

Il nostro ingresso all’Emporio di Via Tartaglia passa, al contrario di quanto ci aspettassimo, quasi ignorato ed il clima che ci accoglie è praticamente quello di un trasloco, con gente indaffarata che viene e che va.

Proseguiamo in cerca del proprietario, che quando ci riconosce ci viene incontro e parla in modo estremamente diretto: “Non voglio offendere, ma sappiate che personalmente non ho ancora trovato, tra le testate italiane, quella che mi sento di poter definire la fonte informativa perfetta. Detto questo, credo nell’onestà del singolo cronista, che ha il diritto di praticare il proprio lavoro in sicurezza al fine di concentrarsi sullo stesso. Sono dunque pronto a consegnarvi il mio regalo.”

Pochi giorni prima di comporre questo resoconto, all’elenco dei giornalisti italiani caduti in zona di guerra si è aggiunto un nuovo nome, quello del fotografo freelance Andrea Rocchelli, scomparso a Slaviansk, in Ucraina orientale, poco più che trentenne.

Una morte, la sua, che da una parte ci ricorda le parole di Toni Capuozzo, inviato Mediaset, in occasione della presentazione del progetto “Gli occhi della guerra”, il quale esortava i propri colleghi a non affrontare rischi irragionevoli e, dall’altra, ci costringe a riconoscere l’impossibilità di eliminarli del tutto.

Una morte, quella di Rocchelli, che ha colpito l’attenzione di molti e, in particolare, quella del nostro interlocutore, il quale ha deciso di sostenere il progetto “Gli occhi della guerra” in modo originale, regalandoci un giubbetto antiproiettile.

Il gesto di Mauro Crespi, bottegaio milanese, non è però riconducibile solo ad un moto d’impeto ma, piuttosto, ad un certo idealismo, unito alla convinzione che i buoni reportage, inquadrati nell’ambito più ampio delle pratiche d’informazione in generale, contribuiscano alla crescita culturale dei lettori.

“I conflitti sono fenomeni negativi ma, se da una parte occorre conviverci adottando soluzioni pratiche come il giubbetto antiproiettile, dall’altra, attraverso le testimonianze degli orrori della guerra, è possibile esaltare il valore della pace”.

A chi gli contesta il fatto di operare nel settore armiero risponde senza mezzi termini: “Certi populismi non fanno altro che allontanare gli individui dalla corretta percezione della realtà dei fatti: il male, come il bene, nasce e si esaurisce nell’uomo.

Le armi, come oggetti, hanno i propri cultori, che come noi si interessano solo al loro lato ludico ed artistico”.

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