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Juncker nuovo presidente della Commissione Ue

Esponente del Ppe, il veterano della burocrazia europea guiderà dal prossimo novembre l’esecutivo Ue al posto di Barroso

Juncker nuovo presidente della Commissione Ue

La decisione è presa. Jean-Claude Juncker ce l'ha fatta: sarà il nuovo presidente della Commissione europea. A twittarlo è il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, dopo che la candidatura dell'ex premier del Lussemburgo ha incassato una maggioranza qualificata nonostante l’opposizione intransigente della Gran Bretagna, che lo ha definito "una scelta sbagliata", e nonostante in privato buona parte dei leader del Ppe non lo considerasse l’ideale (a cominciare dal suo sponsor principale, la cancelliera tedesca Angela Merkel). Indicato dai leader dei 28, dovrà essere votato il 16 luglio dall’Europarlamento.

Sessant’anni a dicembre, esponente del Ppe, il veterano della burocrazia europea guiderà dal prossimo novembre l’esecutivo Ue al posto del portoghese Jose Manuel Barroso. Oltre a tentare di rilanciare dell’immagine dell’Eurozona, un compito per il quale Londra ha più volte ripetuto di non considerarlo all’altezza, l'obiettivo di Juncker sarà trainare il Vecchio Continente fuori dalla palude di un’economia in stagnazione e di una disoccupazione a livelli impressionant. Una nomina che è il frutto di un accordo di scambio tra popolari e socialisti: via libera del Pse alla nomina del candidato del Ppe, visto che il partito ha vinto le elezioni del 25 maggio, in cambio di una maggiore flessibilità sulle regole di bilancio, invocata a gran voce in primis da Italia e Francia. Ma la vittoria del lussemburghese è soprattutto la vittoria del Parlamento europeo che, con un colpo di mano, è riuscito a far passare l’elezione diretta del presidente della Commissione Ue forzando la lettera del Trattato di Lisbona.

Adesso Juncker dovrà provare a ricucire il rapporto con il premier inglese David Cameron che, negli ultimi giorni, non ha mai smesso di minacciare l'addio del Regno Unito dall'Ue in assenza di un accordo su "un volto nuovo" alla presidenza della Commissione rivendicando, tra l’altro, il diritto per i capi di governo di scegliere loro il leader dell’esecutivo di Bruxelles e non il Parlamento europeo. In un tweet Cameron ha raccontato di aver detto ai colleghi europei durante la riunione del Consiglio che "potrebbero rimpiangere per tutta la vita il nuovo processo" messo in atto per "scegliere il nuovo presidente della Commissione". D'altra parte, a Londra, Juncker non gode nemmeno di buona stampa. Definito dal Sun "l'uomo più pericoloso d’Europa", il lussemburghese è stato attaccato anche dal Mail on Sunday perché "beve cognac a colazione". Anche l’autorevole Financial Times ha più volte sottolineato la passione per la bottiglia ben nota negli ambienti diplomatici di Bruxelles. Senza contare che lo ha definito "un cattivo organizzatore e manager perché troppo politico". Ancora oggi, i giornali britannici citavano fonti europee secondo cui i timori per la passione per l’alcol di Juncker "sono stati sollevati da molti leader europei dopo le elezioni", mentre in vista del suo insediamento al Berlaymont si starebbe pensando di rivedere le regole sul fumo, essendo il lussemurghese un fumatore incallito. Circostanza, questa, smentita dal suo staff.

Figlio di un metalmeccanico, dotato di un humour tagliente, Juncker ha iniziato la carriera politica nel 1974, dentro al Partito popolare. Nel 1984 è ministro del Lavoro, poi delle Finanze e per sei anni è governatore della Banca Mondiale. Dal 1995 al 2013 è primo ministro del Lussemburgo - forse il capo di Governo più longevo in Europa, sconfitto al voto nei mesi scorsi a causa di uno scandalo di spionaggio interno - e nel 2005 diventa presidente dell’Eurogruppo, l’istituzione che riunisce i ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati membri dell’area euro. Allo scoppiare della crisi economica della Grecia nel 2010 appoggia inizialmente le politiche di austerità, ma in un secondo momento entra in collisione con l’asse franco-tedesco. In forte polemica con il governo tedesco, tanto da affermare pubblicamente che Berlino "tratta l’Europa come una sua filiale", annucia di voler lascia la presidenza dell’Eurogruppo nell’aprile del 2012 anche per "le ingerenze franco-tedesche". A succedergli a gennaio dell’anno scorso è l’olandese Jeroen Dijsselbloem. "Juncker - ha scritto nei giorni scorsi il Guardian - è un drogato di politica, non ha altri interessi a parte la politica".

Sarà forse per questo che in Europa non esiste altro leader che abbia partecipato a tanti vertici europei come lui: nel 1992, quando si decise la nascita della moneta unica, era a Maastricht in veste di ministro delle Finanze del Granducato.

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