Mondo

Kamikaze a messa in Pakistan È strage di cristiani: 80 morti

Due uomini si sono fatti esplodere tra i fedeli all'uscita della chiesa a Peshawar. I talebani: vendetta per gli attacchi americani coi droni

Kamikaze a messa in Pakistan È strage di cristiani: 80 morti

È il più atroce massacro di cristiani mai messo a segno in Pakistan. Ed il suo bilancio, per quanto terribile, non è neppure definitivo. Nella tarda serata di ieri le fonti ufficiali di Peshawar, la capitale delle province nord occidentali dove è avvenuto il massacro, riferivano di 78 cadaveri. Il bilancio non tiene conto però delle gravissime condizioni di molti dei 150 feriti dilaniati nel doppio attentato suicida rivendicato da una fazione dei talebani pakistani.
Tutto inizia al termine della messa domenicale quando una folla di 500 cristiani inizia a defluire dalla Chiesa in pietra bianca di Ogni Santi nella zona del Kohati Gate. All'improvviso un gruppo di uomini armati apre il fuoco contro le forze di sicurezza dispiegate intorno all'edificio. Approfittando della confusione e dell'allarme due kamikaze si avvicinano all'entrata. Il primo si fa esplodere quasi immediatamente spingendo i sopravvissuti a ritornar dentro e a cercar rifugio nella navata centrale. Il secondo, intrufolatosi tra i banchi della chiesa prima che il suo compagno tirasse il cordino del giubbotto, innesca la propria carica trenta secondi più tardi. Quel secondo colpo, messo a segno in mezzo ai fedeli terrorizzati e all'interno dell'edificio, trasforma la chiesa in un autentico mattatoio. Quando il fumo si dirada decine di cadaveri e di feriti giacciono tra laghi di sangue e resti umani.

«Ci sono state almeno due esplosioni e ci siamo ritrovati tutti quanti all'inferno. Non appena ho ripreso i sensi e riaperto gli occhi mi sono ritrovato in mezzo al fumo, alla polvere, al sangue e a centinaia di disgraziati in lacrime» ricorda Nazir John, uno dei fedeli che in quel momento affollano l'entrata dell'edificio. La strage, simbolica e devastante, punta chiaramente a colpire al cuore una minoranza religiosa che rappresenta circa il 4 per cento della popolazione e conta poco più di sei milioni di abitanti a fronte di oltre 180 milioni musulmani. La rivendicazione è, del resto, assai esplicita. «Tutti i non musulmani del Pakistan sono potenziali bersagli e continueranno a venir colpiti fino a quando l'America non metterà fine agli attacchi con gli aerei senza pilota sul nostro territorio» annuncia Ahmad Marwat, portavoce del gruppo Jundullah, una delle fazioni più violente del movimento talebano pakistano. «Questi terroristi sono gente senza credo e senza religione, colpire gente innocente è contro gli insegnamenti dell'islam. Questi atti crudeli riflettono la mentalità e la brutalità disumana dei terroristi» replica il premier Nawaz Sharif, tornato alla guida del paese dopo le elezioni della scorsa primavera. Il terribile attentato rischia però di compromettere la politica di un governo già accusato di eccessiva disponibilità nei confronti del movimento talebano per aver annunciato - subito dopo la nomina a premier di Sharif – la disponibilità ad avviare trattative con i gruppi armati. Peshawar, capitale delle province nord occidentali, è la porta di quelle aree tribali al confine con l'Afghanistan dove i talebani dettano legge ed è, da sempre, una roccaforte del fanatismo integralista.

La strage della chiesa di Ogni Santi, un edificio di oltre 130 anni fa simbolo della presenza cristiana, è l'episodio più grave nella storia della persecuzione ai danni della minoranza religiosa in Pakistan. Nel 2009 un migliaio di musulmani attaccò i quartieri cristiani della città di Gojra bruciando vivi sette fedeli.

Nel 2001 almeno 17 cristiani restarono vittime di un attacco a una chiesa nella zona di Bahawalpur.

Commenti