Mondo

L'annuncio prima della strage: "Mi ucciderò, guardatemi in tv"

Adam Lanza si è ispirato ai killer della Columbine, la scuola dove morirono 14 alunni. Il padre sconvolto: "Condoglianze"

L'annuncio prima della strage: "Mi ucciderò, guardatemi in tv"

Newtown - Aveva preparato la strage in ogni dettaglio e già preannunciava che il suo folle gesto sarebbe finito in televisione. Adam Lanza, prima di massacrare a colpi di fucile 20 bambini, la direttrice e la psicologa della scuola elementare di Newtown, oltre ad uccidere 4 insegnanti, aveva pubblicato su internet un messaggio sinistro. «Mi ucciderò venerdì mattina e finirà sulle tv, guardatela alle 9 di mattina». Questo post, con lo username KTatjYX, è apparso sulla piattaforma di condivisione 4 CH mercoledì scorso alle 22,18, la stessa da cui è nata Anonimous. Sotto questo messaggio appare poi la foto di Eric Harris e Dylan Klebod, i due killer della Columbine High School in Colorado che nel 1999 uccisero 14 compagni di scuola. Un post agghiacciante, pubblicato sopra un lago di sangue, a cui il killer ha fatto seguire un altro messaggio: «Vivo in Connecticut, posso dire solo questo», così risponde KTatjYX a chi gli chiedeva chi fosse. Quindi il killer di Newtown, ha poi cancellato nella notte di mercoledì scorso con grande meticolosità il software del suo computer per non lasciare tracce.

Il presidente Obama è arrivato ieri sera nella cittadina di Newtown per incontrare i genitori e i parenti delle 26 vittime. Visibilmente commosso, ha partecipato a una veglia interreligiosa con i parenti delle vittime.

Intanto, questi piccoli venti angeli oggi sorridono con gli occhi sgranati dalle prime pagine dei quotidiani: brevi vite spezzate tra i sei e i sette anni. Sul sito di Mark Barden, chitarrista e papà di Daniel Barden, ucciso a sette anni, l'ultimo post invitava ad ascoltare Pat Metheny. «Daniel amava il calcio. Si era guadagnato i jeans strappati e il buco dei due denti davanti». Charlotte Bacon, sei anni, non vedeva l'ora di mettere il vestito nuovo di Natale e venerdì la mamma aveva ceduto: l'hanno trovata con l'abitino rosa e gli stivaletti bianchi macchiati di sangue. Noha Pozner è morto, ma la sua sorellina gemella è sopravvissuta: si trovava in un'altra classe. Jesse Lewis, 7 primavere, amava i cavalli, la matematica e lavorare nella fattoria della mamma. Nel giorno che è morto avrebbe dovuto fare casette di pane di zenzero in classe: «L'ho accompagnato alle 9. Era felice», ha detto Neil, il papà. Otto maschietti e dodici femminucce, come Josephine Gay; aveva compiuto sette anni solo tre giorni prima. Olivia Engle, sei anni, era la prima della classe: venerdì avrebbe dovuto partecipare alla processione di Natale, «Doveva fare l'angelo. Ora è in cielo», ha pianto il parroco Robert Weiss. Un'altra bimba, Emilie Parker, era arrivata con la famiglia solo quattro mesi fa da Ogden, nello Utah, e nello stato di origine amici di famiglia l'hanno ricordata con una pagina su Facebook che apre uno spiraglio sullo strazio della famiglia.

La pagina invita a contribuire perchè i genitori, Robbie e Alissa, «possano prendere giorni liberi dal lavoro per passare del tempo con gli altri figli, per pagare il viaggio di ritorno in Utah e organizzare il funerale». Respirando profondamente per trattenere le lacrime, Robbie era apparso in tv la sera prima, il primo papà a parlare in video: «Sarebbe stata la prima a dare il suo amore alle vittime. Condoglianze a tutti gli altri, e questo include anche la famiglia dello sparatore».

Il padre di Adam, Peter Lanza, sconvolto ha sussurrato: «Condoglianze».

Commenti