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Londra sceglie il sindaco Johnson è il favorito

Si vota anche nel resto del Paese per i consigli comunali. I Tory temono una batosta: partito a picco. Ma nella capitale il sindaco conservatore avrebbe un vantaggio di 12 punti

Londra sceglie il sindaco Johnson è il favorito

In realtà va al voto tutta l'isola, ma l'attenzione è puntata su Londra. Anzi su loro due: Ken e Boris, il rosso (in tutti i sensi) e il biondo, il laburista eccentrico e il conservatore (idem). Oggi sono loro, di nuovo, a giocarsi la guida della capitale: rivali, ancora, dopo gli otto anni di Livingston, eletto nel 2000 (era la prima volta che il sindaco veniva scelto direttamente dai londinesi e vinse lui, come indipendente, prima di rientrare nelle fila del Labour) e nel 2004, e dopo i quattro di Johnson, il Tory che piace anche al ceto medio basso, il conservatore che non sembra tale e che è così forte, carismatico, ambizioso, trasversale da preoccupare anche il premier David Cameron.

Perché è etoniano come lui, oxfordiano come lui, upper class come lui, ma piace anche a chi odia Cameron e la sua aria così snob, così lontana dai problemi della gente normale, quella che fa la spesa e deve pagare l'affitto. Per dire, Boris Johnson si presenta tutto arruffato, Boris Johnson si lascia sfuggire le parolacce nei fuori onda e piace pure per questo, perché i londinesi si identificano, ci credono, dicono che «pensa alle famiglie in difficoltà» come spiegava un suo concittadino al Guardian, «non come quei damerini che guidano il governo».

Fatto sta che al voto di oggi Johnson è dato per favorito, in vantaggio di dodici punti sul rivale secondo l'ultimo sondaggio del Times, e questo mentre - per contro - i Tory crollano al 29 per cento, il minimo per il partito al governo dal 2004 (il Labour sale invece al 40 per cento), che non fa certo ben sperare per il risultato di queste amministrative nel resto del Paese. Ma il dato più significativo è che sia in caduta libera anche l'indice di gradimento del premier, sceso in una settimana da 23 a soli sette punti di scarto rispetto a Ed Miliband: ha fatto effetto un mese di attacchi, voci, dimissioni richieste, tutto a causa del grande scandalo dei Murdoch, padre e figlio, che ora cercano di portarselo giù a picco, per naufragare tutti insieme. Ma i londinesi sembrano scindere senza problemi: un conto è Cameron, dicono, e tutt'altro è Johnson. Tanto è vero che sono rivali, loro stessi, all'interno del partito. Come lo erano Livingston e Tony Blair, del resto.

Johnson ancora non trionfa, ma è dato al 46 per cento, contro Livingston al 34. Gli altri non contano: la verde Jones al sei per cento, il libdem Paddick e l'indipendente Benita al cinque, gli antieuropeisti dell'Ukip di Webb al tre e l'estrema destra di Cortiglia all'uno. Si voterà tutto il giorno, a Londra e in altri 180 consigli locali sparsi fra Inghilterra, Scozia e Galles; poi in dieci città, per votare, con referendum, la legge che introduce l'elezione diretta del sindaco, come a Londra, che è stata sostenuta con forza dal premier. Per i risultati però bisognerà aspettare: lo spoglio inizierà domattina, la sentenza è attesa in serata. Per un weekend dal sapore tutto politico.

E pare che, all'interno dello stesso partito, ci sarà chi avrà da festeggiare e chi, invece, da leccarsi molte ferite.
twitter: @ele0norab

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