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L'Ucraina pronta a perdonare i separatisti

Il presidente Poroshenko apre al dialogo, Putin insiste: "Basta sparare"

L'Ucraina pronta a perdonare i separatisti

KievI leader europei, che non vogliono sbattere la porta in faccia alla Russia, si muovono assieme al Cremlino, per dare una speranza al piano di pace in Ucraina. Il capo di stato francese, Francois Hollande, la tedesca Angela Merkel ed il presidente russo Vladimir Putin ieri sono scesi in campo sulla stessa lunghezza d'onda per invitare Kiev ed i ribelli dell'Est, che guardano a Mosca, a cessare le ostilità.

Poche ore prima il presidente ucraino Petro Poroshenko si era detto pronto a negoziare con i separatisti filo russi. «Punti di vista diametralmente opposti non rappresentano una barriera ai negoziati» ha detto il capo di Stato da Kiev. Venerdì scorso aveva dichiarato una tregua unilaterale annunciando un piano di pace di 15 punti. Però mancava l'aspetto più importante: il negoziato diretto con i ribelli in armi. «Sono pronto a discutere con coloro che si sono smarriti, che erroneamente hanno adottato posizioni separatiste» ha spiegato Poroshenko aprendo a negoziati diretti.

Poi, però, ha piantato dei paletti su chi far sedere attorno al tavolo. Kiev non tratta «naturalmente con coloro che sono stati coinvolti in atti di terrorismo, omicidio o di tortura». Il problema è che per le autorità ucraine tutti i separatisti che portano un'arma sono «terroristi». Un possibile mediatore potrebbe essere il giovane Andrey Purghin, ideologo del Donbas, il bacino minerario ed industriale delle due regioni orientali di Lugansk e Donetsk autoproclamatesi indipendenti dopo un referendum, che nessuno ha riconosciuto. Purghin è il numero due del governo secessionista di Donetsk, la «capitale» in mano ai filo russi.

Poroshenko ha anche ribadito che «terremo in considerazione i punti di vista e le opinioni dei residenti del Donbas, ma non possiamo nè vogliamo rimodellare l'intera Ucraina secondo i loro voleri». Kiev non può accettare il separatismo, ma se non cederà sul federalismo fortemente voluto dalla maggioranza della popolazione filo russa il negoziato è destinato a fallire.

Ieri è sceso in campo il presidente russo Putin, che appoggiando il piano di pace ha ribadito: «Bisogna avviare un dialogo approfondito e sostanziale fra tutte le parti che si combattono». E trovare un compromesso «accettabile per tutti». In pratica vanno coinvolti i separatisti che Kiev bolla come «terroristi», altrimenti non si va da nessuna parte. Il Cremlino ha però sottolineato che dopo l'annuncio della tregua tuona ancora «l'artiglieria da parte ucraina». Anche i ribelli, che Mosca controlla solo in parte, non hanno fermato gli attacchi ai posti di frontiera con la Russia.

Holland, Merkel e Putin si sono sentiti ieri via telefono per lanciare l'appello a cessare le ostilità. I leader francese e tedesco hanno chiesto a Putin di «promuovere la ripresa dei negoziati». Ed il presidente russo ha rilasciato le dichiarazioni che aprono al piano di pace.

Russia e Germania si parlano da tempo sulla crisi ucraina. Giovedì, un giorno prima del cessate il fuoco di Kiev, la Merkel ha sentito al telefono Putin. E si è parlato anche «delle conseguenze sull'economia europea» dopo la chiusura dei rubinetti del gas russo a Kiev. La scorsa settimana sono fallite le trattative sul prezzo richiesto da Mosca. Le riserve per l'inverno si fanno in estate e la crisi del gas potrebbe diventare drammatica non solo per l'Ucraina. Gas e guerra civile nell'Est si intrecciano.

Non a caso Francia e Germania sono scese in campo spronando la Russia a sostenere l'ultima, esile speranza di pace.

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