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Marò trattati come Bin Laden. E torna l'incubo pena di morte

Confermate le indiscrezioni: i due militari sono indagati dall'antiterrorismo E non si esclude l'applicazione di norme che prevedono la condanna capitale

Marò trattati come Bin Laden. E torna l'incubo pena di morte

Dopo indiscrezioni e smentite alla fine salta fuori la conferma che i nostri due marò sono sotto indagine dell'antiterrorismo indiano, come se fossero i nipotini di Osama Bin Laden. Non solo: l'Agenzia nazionale di investigazione (Nia), una specie di Fbi locale, indaga sui marò per gli stessi capi d'accusa della vecchia inchiesta nel Kerala, ovvero l'omicidio, ma pure l'associazione a delinquere. E non si esclude l'applicazione di norme che prevedono la pena di morte.

In pratica siamo tornati indietro di un anno con le stesse imputazioni e l'inchiesta a Delhi, che dovrà ripartire da capo. Oramai non è più solo una Caporetto, ma una Waterloo senza fine. Nel disperato tentativo di fermare il disastro su una linea del Piave, il presidente del Consiglio Mario Monti ha chiamato al telefono il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid. Poco prima lo aveva visto di persona il viceministro Staffan De Mistura, che parlava di «incontro utile e costruttivo» per trovare una «soluzione onorevole e rapida». Peccato che non ci sia nulla del genere all'orizzonte. Negli ultimi tempi esperto di arrampicate sugli specchi, De Mistura continua a sostenere che «bisogna attenersi alle dichiarazioni ufficiali e non alle speculazioni della stampa».

Ieri, però, è stata confermata la rivelazione dei giornali che il ministero dell'Interno ha incaricato l'antiterrorismo del caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. «La questione è in mano all'ispettore generale P.V. Rama Sastry, che ora è a Hyderabad» hanno fatto sapere dall'Agenzia. Sastry sta indagando su due attentati nell'India meridionale.

La Nia è nata subito dopo la strage di Mumbai del 2008, l'11 settembre indiano, e si occupa di terrorismo o reati collegati. Per i marò che indossano la divisa italiana e svolgevano servizio antipirateria è l'ennesima umiliazione. Secondo la stampa indiana gli agenti federali avrebbero ripreso in toto le accuse del Kerala, dove i fucilieri sono stati trattenuti per 11 mesi. E potrebbero richiamare anche la legge sulla sicurezza marittima del 2002 che prevede la pena di morte.

Se accadesse, i giornali indiani hanno scritto che sarà «molto difficile la concessione della libertà dietro cauzione per gli imputati». In pratica i marò dovrebbero attendere il verdetto in carcere.

Secondo il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, il caso verrà esaminato da una corte distrettuale della capitale. A questo punto sembra tramontare il Tribunale speciale. Così sarà sempre più difficile appellarsi di nuovo alla giurisdizione o all'immunità funzionale per far processare i marò in Italia.

In patria il Cocer interforze si sta mobilitando. La rappresentanza sindacale dei militari «al fine di dare impulso alle istituzioni e al loro senso di unitarietà per il comune scopo di portare definitivamente in Patria i due fucilieri, ha chiesto un urgente incontro con il presidente Monti, unitamente al vice ministro degli Esteri De Mistura, per conoscere l'attuale condizione morale, personale, giuridica ed amministrativa e per chiedere quali soluzioni diplomatiche si intendono intraprendere per riportare i colleghi fucilieri di marina in Italia».
Palazzo Chigi e De Mistura sembravano disponibili, ma il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola è andato su tutte le furie.

Il Cocer ha anche invitato tutti i militari «a esporre sui terrazzi ed alle finestre delle loro abitazioni, la bandiera italiana ornata con il nastro giallo» in segno di solidarietà ai marò trattenuti in India. E l'intenzione è di allargare l'iniziativa a tutta la popolazione. In un sondaggio Swg il 59% degli intervistati ritiene che i due fucilieri «dovevano essere tutelati di più e tenuti in Italia».
Anche da DifeItalia a Teheran, l'ufficio dell'addetto militare presso la nostra ambasciata, arriva la solidarietà ai marò. Una mail con il fiocco giallo ribadisce: «Siamo PRESENTI e vicini a Massimiliano e Salvatore».

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