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No alla circoncisione, scontro ebrei-tedeschi I casi controversi

No alla circoncisione, scontro ebrei-tedeschi I casi controversi

È solo un taglietto, ma ha aperto una ferita profonda. Da ieri i rabbini di Germania e i loro 110 mila fedeli sono di nuovo in guerra con Berlino, di nuovo pronti a tagliar i ponti con la terra dell'Olocausto. Ma stavolta sono in buona compagnia. Al loro fianco in quella che minaccia di venir ricordata come la «guerra della circoncisione» ci sono quattro milioni di musulmani e molti vescovi cattolici. Tutti pronti a scendere in piazza per difendere la tradizione religiosa dagli arbitri di una magistratura cieca e ottusa. Una magistratura pronta non solo a ignorare 4mila anni di tradizione religiosa, ma anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità che raccomanda la circoncisione per prevenire i rischi dell'infezione da Hiv. Vallo a spiegare ai giudici crucchi. Grazie alle loro sentenze il millenario rito della circoncisione, praticato da ebrei e musulmani, rischia di venir messo al bando in quanto considerato alla stregua di una barbara mutilazione inferta a minori incapaci d'intendere e di volere.
Il venticello di tiepide proteste sollevato dal giudizio di primo grado dello scorso maggio diventa vera buriana dopo la sentenza del 26 giugno con cui la corte d'appello di Colonia assimila ad un reato la circoncisione praticata per motivi rituali. «Un divieto della circoncisione mette in discussione l'esistenza della comunità ebraica in Germania» - sostiene Pinchas Goldschmidt il presidente della Conferenza dei rabbini europei reduce della riunione d'emergenza di tutti gli esponenti religiosi ebraici tenutasi a Berlino per esaminare lo scottante caso. «Se il giudizio dovesse permanere, non vedrei qui in Germania alcun futuro per gli ebrei» - aggiunge il rabbino firmatario di un appello in cui s'incoraggia la comunità ebraica a ignorare la sentenza e continuare a praticare la legge della Torah in base alla quale ciascun bimbo va circonciso all'ottavo giorno di vita. Goldsschmidt non si limita a invitare gli ebrei alla disobbedienza civile, ma liquida la sentenza come una nuova versione dell'antisemitismo giustificata dai codici e tacitamente approvata dall'opinione pubblica tedesca. «Il nuovo linguaggio dell'antisemitismo è il linguaggio dei diritti umani» - sostiene Goldschmidt definendo «sconvolgente» i risultati di un sondaggio secondo cui gran parte della cittadinanza tedesca sarebbe favorevole alla sentenza della corte di Colonia. In verità la sentenza ha portato all'inedita unione di musulmani ed ebrei. Con un appello comune senza precedenti il Centro Islamico di Bruxelles e il Centro Rabbinico europeo hanno definito la sentenza un affronto ai «basilari diritti religiosi». Una dichiarazione di principio sottoscritta anche da molti vescovi cattolici. A innescare la grana politico-religiosa capace di riaprire le ferite dell'Olocausto è il caso di un bimbo musulmano circonciso da un medico di Colonia nel novembre 2010 e ricoverato, qualche giorno dopo, a causa di una piccola emorragia locale. Il caso si sarebbe chiuso lì se la cartella clinica del bimbo non fosse finita nelle mani di un zelante magistrato pronto a montare un caso contro il medico responsabile dell'intervento. Così dopo il processo di primo grado si arriva il 26 giugno alla sentenza con cui la corte d'appello di Colonia definisce un crimine perseguibile penalmente la circoncisione praticata per motivi diversi da quelli medici. A dar retta al verdetto tutte le circoncisioni devono essere considerate alla stregua di «lesioni contrarie alla legge» perché «violano l'integrità fisica» dei minori. Il problema è ora se la decisione della Corte d'appello sia limitata al caso specifico del bimbo musulmano o sia destinata a trasformarsi in giurisprudenza assumendo una valenza giuridicamente perfetta, ma politicamente e storicamente catastrofica.


L'anno scorso ebrei e musulmani di Olanda si sono coalizzati contro un'iniziativa per vietare la macellazione di carne secondo le regole ebraiche (Kosher) e islamiche (Hallal), considerate sadiche per gli animali

La legge che vieta di indossare il burqa nei luoghi pubblici in Francia è stata approvata lo scorso anno (per volontà della maggioranza di centrodestra) e ha provocato dure polemiche nel mondo islamico

Il caso più eclatante (del 2006) riguarda una hostess della British Airways sospesa per due settimane per aver indossato il crocifisso, «offensivo» per le altre religioni. La donna ha fatto ricorso per discriminazione

Praticata in molte zone dell'Africa, nella penisola araba e nel sud-est asiatico, è considerata una «mutilazione genitale» in gran parte dei Paesi occidentali, perseguita legalmente e curata negli ospedali

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