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Pazzo o mostro? L’eterno dubbio sui sanguinari

Pazzo o mostro? L’eterno dubbio sui sanguinari

«Merah non è un pazzo, è un mostro», ha detto Nicolas Sarkozy toccando - forse inconsapevolmente - uno dei temi più complessi del mondo contemporaneo. Un tempo era frequente che i criminali, o i devianti, venissero indicati come «mostri» e puniti di conseguenza. Tipico il caso di streghe e stregoni: se oggi chi pratica riti magici, o pretende di leggere il futuro nelle viscere di animali, ci sembra qualcuno cui manca più di un venerdì, fino a pochi secoli fa veniva subito considerato uno che aveva stretto un patto con il demonio: dunque, un mostro perverso da punire nel modo più spietato possibile, senza nemmeno un briciolo di commiserazione.

I progressi della ragione - scienza, filosofia, medicina - hanno molto contribuito a ridurre drasticamente il numero di «mostruosità» riconosciute nel comportamento umano. Fra Ottocento e Novecento il trionfo dell’Illuminismo ha fatto sì che il concetto di «mostro» venisse quasi interamente assorbito da quello di «pazzo», perché una società razionale non voleva ammettere la scelta aprioristica del male più feroce: chi lo esercitava doveva per forza essere pazzo. Oppure, tesi più sofisticata e novecentesca, preda di quel male che è stato chiamato «ideologia»: un sistema di pensiero così rigido, e così privo del dubbio di poter sbagliare, da giustificare a se stessi qualsiasi comportamento, anche il più inaccettabile purché servisse «all’idea». Di destra o di sinistra ma sempre estreme, le ideologie sono parenti strette delle religioni intolleranti, quelle che giudicano non solo legittimo, ma addirittura doveroso uccidere l’infedele: così è stato fino al Settecento per il cristianesimo, così è ancora oggi per frange troppo ampie del mondo musulmano.
I casi più eclatanti dell’ideologia assassina ci sono ben noti: le decine di milioni di morti provocate dal comunismo applicato, nel nome di una superiore giustizia sociale; le decine di milioni di morti provocate dal nazismo in una guerra destinata a imporre una presunta superiorità razziale. Follia o mostruosità? La lucida linearità di una ragionamento che portava all’una o all’altra apocalisse, tendeva a far prediligere la scelta deviante di mostri privi di umanità, piuttosto che l’esito imprevedibile di una malattia mentale gravissima, difficilmente applicabile a interi gruppi politici. Ma come spiegare, poi, gli stermini di Pol Pot e quelli di Hitler, che andavano al di là di qualsiasi conclusione logica per sconfinare nel delirio della ragione? Ecco dunque rientrare, in quei casi, il concetto di follia, perché si ha repulsione a pensare che l'essere umano possa essere capace di tanta sistematica ferocia.

Per il terrorismo si cerca spesso una spiegazione ancora diversa. Estremismo ideologico e fanatismo religioso che sia, il terrorista si considera in guerra con l'avversario. E, come in guerra, non ha rispetto né pietà per nessuno: donne, vecchi, bambini, colpisce nel mucchio e - anzi - spesso sceglie la preda che può provocare più sgomento nel nemico. Ecco, dunque, che l’idea del mostro torna a prevalere su quella del pazzo. Come può venire definito, se non «mostro», un uomo che sceglie deliberatamente di uccidere dei bambini di 5, 6 anni, che ne insegue una che gli sfuggita, la afferra per i capelli e le esplode la testa con un colpo di arma da guerra? Filmando il tutto per poi poter esibire come si compie una vendetta. Già, perché quei tre bambini ebrei sono stati colpiti come ritorsione contro la morte di due piccoli palestinesi, caduti nel fragore di un missile. Ma se per il missile si possono (si devono) supporre l’errore, la non volontarietà, il caso, solo un mostro poteva premere il grilletto, a bruciapelo, contro quei bambini, e filmarne la morte per esibirla al nemico.

Ha ragione Sarkozy: «Cercare una spiegazione al gesto di questo fanatico, cercare la più piccola scusa a suo favore sarebbe un errore morale imperdonabile... Questo crimine non serve a nessuna causa politica, religiosa o umana. Le rovina tutte...È un atto inaccettabile per la coscienza, la civiltà e la società».

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giordanbrunoguerri.it

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