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Stop Usa ai computer cinesi: «Ci spiano»

Il Congresso chiude le porte a due big dell'elettronica: "Usare i loro prodotti mette a rischio la sicurezza"

Stop Usa ai computer cinesi: «Ci spiano»

State leggendo questo articolo su un computer? Siete collegati a internet attraverso una chiavetta? Controllate il marchingegno. A dar retta ad un rapporto del congresso americano se il prodotto è cinese rischiate di finire sotto il controllo del «grande fratello» dagli occhi a mandorla. La sconcertante rivelazione - capace di mettere in crisi i già non facili rapporti tra Pechino e Washington alla vigilia delle presidenziali statunitensi - è contenuta in una relazione della Commissione Intelligence del Congresso.
Il documento punta il dito contro la Huawei Technologies Co Ltd e la Zte Corp, due giganti cinesi dell'elettronica che occupano fette importanti dei mercati americani ed occidentali. La Huawei produce, tra l'altro, gran parte delle chiavette utilizzate negli Stati Uniti, in Europa e nel resto del mondo per i collegamenti mobili ad internet. Una preoccupazione non da poco perché le due aziende - definite dal rapporto una «minaccia per la sicurezza americana» - non risponderebbero solo a interessi commerciali, ma condurrebbero operazioni di spionaggio per conto di Pechino. «La Cina ha i mezzi, le opportunità e i motivi per usare le aziende di telecomunicazioni per scopi fraudolenti» - sottolinea il documento. Per far capire appieno la gravità delle accuse i legislatori non esitano a raccomandare alle aziende statunitensi di cambiare quanto prima fornitori. Secondo il parlamentare Mike Rogers, capo della commissione, le compagnie americane «che hanno a cuore la proprietà intellettuale, la privacy dei propri consumatori e la sicurezza degli Stati Uniti» devono «pensarci due volte prima di diventare clienti della Huawei». E se già lo sono «farebbero meglio a trovarsi altri fornitori». Parole pesanti come macigni da cui si desume che i prodotti delle due aziende possono venir usati non solo per carpire segreti industriali o violare la riservatezza di chiunque, ma anche come armi di spionaggio capaci di mettere a repentaglio la sicurezza degli Stati Uniti.

«Sulla base delle informazioni segrete e non segrete di cui siamo in possesso, Huawei e Zte non possono garantire la loro indipendenza rispetto all'influenza di uno stato straniero e questo costituisce una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti» - avverte il rapporto. Affermazioni che se confermate potrebbero spingere anche l'Europa ad abbandonare l'utilizzo di quei prodotti. Le due aziende ovviamente negano tutto. I direttori di Huawei e Zte, sentiti dalla Commissione, smentiscono qualsiasi legame con il governo cinese sostenendo di «fare affari e non politica». Secondo William Plummer, vice presidente di Huawei «l'integrità, l'indipendenza dell'azienda e la gestione degli affari sono considerate degne di fiducia e rispettate in oltre 150 mercati del mondo». I portavoce del governo cinese fanno invece intendere di essere vittima di una manovra protezionistica rivolta a garantire ad aziende statunitensi le fette di mercato occupate dai propri prodotti. «Speriamo che gli Usa facciano di più per contribuire agli interessi reciproci dei due Paesi e non il contrario» - dichiara Hong Lei portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. Gli Stati Uniti, secondo il portavoce, devono «abbandonare i pregiudizi...le aziende cinesi sviluppano i loro affari internazionali in base all'economia di mercato e i loro investimenti sono una manifestazione della natura reciprocamente benefica delle relazioni economiche e commerciali».

Dubbi e voci in verità circolavano da tempo. Anche perché Ren Zhengfei, numero uno dell'Huawei, prima di fondare l'azienda nel 1987 e diventare uno dei 200 uomini più ricchi di Cina lavorò per quasi vent'anni nel settore ricerche dell'esercito. In virtù di quel passato sul suo capo si sono già addensati i sospetti di quanti lo considerano un imprenditore al servizio dello stato pronto a raccogliere informazioni su aziende e paesi stranieri. Lo scorso anno il suo tentativo di mettere le mani sull'azienda statunitense «3leaf» è stato bloccato dalla stessa Commissione sicurezza del Congresso.

E quest'anno sia la Huawei sia la Zte sono già state accusate di aver inserito nei propri apparati dei codici capaci di trasmettere in Cina le informazioni sensibili trafugate dai computer su cui vengono installati.

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