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La strage di cristiani che l'Occidente non vede

Nuovo massacro in Nigeria. Ma il mondo pensa ad attaccare la Siria: così aiuterà gli estremisti islamici

La strage di cristiani che l'Occidente non vede

In Nigeria i cristiani vengono massacrati nelle chiese. In Egitto la minoranza copta trema per un ballottaggio che minaccia di con­segna­re la presidenza ad un candi­dato dei Fratelli Musulmani tutt’al­tro che moderato.

In Siria i cristia­ni chiedono all’Occidente di evita­re una nuova Libia, ma Parigi e Washington sono sempre più ten­tati dall’appoggiare una rivolta in mano ai gruppi fondamentalisti. Un Occidente privo di bussola sembra, insomma, sempre più in­capace di distinguere tra naturali alleati e storici avversari. Lo iato più ruvido è quello tra Siria e Nige­ria. I massacri attribuiti a governa­tivi e milizie filo regime sono sicu­ramente orribili. Ma non peggiori delle stragi messe a segno in Nige­ria dai terroristi integralisti di Bo­ko Haram. Il gruppo, il cui nome si­gnifica «l’educazione occidentale è un sacrilegio», ha ucciso più di 530 persone dall’inizio dell’anno. L’ultimo massacro è diieri.Un ka­mikaze su un’auto imbottita d’esplosivo si è fatto esplodere al­l’interno di una chiesa gremita di fedeli alla periferia di Bauchi, nel nord del paese, uccidendo 15 mor­ti­fedeli e ferendone qualche dozzi­na.

Eppure l’atteggiamento dell’Oc­cidente rimane ambivalente. L’amministrazione Obama e la Francia di Hollande, sempre pron­te a minacciare Damasco, assisto­no con indifferenza alla mattanza nigeriana. Certo a fronte delle 530 vittime dei Boko Haram la guerra civile siriana conta ora oltre 13mi­la morti. C’è però anche una diffe­renza qualitativa. La carneficina si­riana include oltre 6mila combat­tenti di entrambe le parti ed è con­seguenza di uno scontro tra fazio­ni armate. Il massacro nigeriano è una strage d’innocenti messa a se­gno contro fedeli con l’unica colpa di credere in una religione diver­sa.
Ma mentre per la Nigeria nessu­no muove in dito per la Siria si è già pronti a combattere una nuova guerra. Susan Rice, ambasciatrice di Obama all’Onu e profeta dell’in­tervento umanitario, prospetta esplicitamente una guerra unilate­rale se Russia e Cina bloccheran­no le mozioni del Consiglio di Sicu­rezza favorevoli all’intervento in Siria. E all’ipotesi sembra essersi allineato anche il presidente fran­cese François Hollande dopo la let­tera di Bernard Henry Levy che sol­lecitava un intervento simile a quello in Libia. L’unica voce igno­rata dal partito interventista occi­dentale resta quella di una comu­nità cristiana che in Siria rappre­senta il 10 per cento della popola­zione.

Da 15 mesi i cristiani ricordano che lo scontro in atto è puramente confessionale e non è certo una guerra tra dittatura e democrazia. «In Siria è in atto la rivolta di unamaggioranza sunnita che si sente oppressa da una minoranza alawita»-rimarca il patriarca di An­tiochia Ignace Youssif Younan. E il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo ricorda a tutti la sorte dei cri­stiani iracheni ritrovatisi dopo la caduta di Saddam perseguitati e minacciati. Parigi e Washington seguono logiche strategiche più complesse. E più interessate. Da quando il Qatar si è proposto co­me grande mentore di un islam de­mocratico l’America di Barack Obama e la Francia - quella di Sarkozy prima, quella di Hollande poi – fanno a gara per diventarne i migliori alleati. Poco importa che l’emiro del Qatar sia un sovrano as­soluto e che di democrazia da quel­le parti non se ne scorga l’ombra. Quel che conta per Parigi sono le ricchezze sufficienti a garantire in­vestimenti miliardari in Francia. Quel che conta per Washington è il messaggio globale di Al Jazeerala tv dell’emiro capace,come in Li­bia ed in Egitto, di spingere anche le fazioni più estremiste ad accetta­re l’aiuto occidentale. Ed allora ec­co che le sorti dei Fratelli Musul­mani in Egitto e Libia ieri, e in Siria domani, diventano più urgenti che ascoltare le voci dei cristiani del mondo arabo o condannare le stragi in Nigeria. Ma a furia di di­menticare i cristiani, dar retta al Qatar e correre in soccorso dei fon­damentalisti rischiamo di trasfor­mare in vittime anche tiranni co­me Bashar. Ieri il presidente siria­no ha cercato di attribuire la strage di Houla ai suoi nemici. E su que­sto di certo mente. Ma ha aggiunto anche che contro di lui è in atto una guerra globale.

E su questo è difficile dargli torto.

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