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Dilemma italiano sui marò: è giusto rispettare i patti?

I segnali favorevoli dall'India sono vaghi, si teme una condanna

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Salvatore Girone e Massimiliano Latorre hanno trascorso la prima domenica in famiglia, dopo dieci mesi di disavventura indiana. Quindici giorni passano presto e a Roma ci si comincia a chiedere cosa fare veramente quando scadrà il tempo concesso dall'Alta Corte del Kerala. Il Giornale ha parlato con una fonte che segue il caso da vicino: «Nessuno ha la certezza che la Corte suprema di Delhi si pronuncerà entro il 10 gennaio, quando i marò dovrebbero tornare in India. E tantomeno è certo che la sentenza sia favorevole all'Italia».

Il dilemma è semplice: rispettare i patti e rimandare i fucilieri del San Marco a Kochi con il rischio che vada a finir male oppure rispondere all'ingiustizia indiana con la legge del taglione tenendo i marò in Italia. In questo caso non farebbero una figura barbina solo i diplomatici che hanno giurato il contrario, ma la Repubblica italiana che attraverso i loro affidavit si è impegnata a rispettare «tutte le condizioni». La situazione è ancora più fragile a causa delle dimissioni del governo. «Difficile che qualcuno si assuma decisioni politiche importanti nei confronti dell'India prima delle elezioni» spiega la fonte del Giornale.

L'unico spiraglio è che a Delhi, da un paio di mesi, c'è il nuovo ministro degli Esteri, Salman Khurshid, più giovane, attivo e con maggiore forza politica nell'opporsi alle pressioni «leghiste» dello stato del Kerala. Il timore è che la «vacanza» di Natale venga considerata un contentino all'Italia, come è stata la libertà su cauzione a Kochi. L'India continua a dare segnali positivi «troveremo una soluzione, ne verremo fuori», ma non dice come, in quanto tempo, con condanna o meno. Per questo Palazzo Chigi ha sul tavolo una nuova strategia meno morbida con 9 possibili mosse. La più forte, ma con tempi biblici, è la denuncia di Delhi alla Corte internazionale dell'Aja che dirime i contenziosi fra Stati. Le rappresaglie immediate, se i marò torneranno in India e si andasse verso il processo, sono «contrastare Delhi nelle assisi internazionali quando gli indiani vogliono esserne eletti a capo, far passare la loro linea o anche prendere la parola».
Nel frattempo la pausa natalizia ha permesso a Latorre di riabbracciare l'anziana madre a Taranto, che non vedeva da febbraio. Sabato sera, prima di tornare alle loro abitazioni con le rispettive famiglie, i due marò hanno salutato i commilitoni del Reggimento San Marco a Brindisi.
Il Codacons, a caccia di pubblicità, ha inviato un esposto alla Corte dei Conti per le spese sopportate dallo Stato italiano in questi ultimi mesi, a cominciare dalla cauzione di 826mila euro della «licenza» natalizia. «In assenza di una sentenza di assoluzione le spese dello Stato per i due militari (cauzione, volo militare, picchetto d'onore, ecc.) appaiono assolutamente ingiustificate, e potrebbero rappresentare uno sperpero di soldi pubblici» sostiene il Codacons.
Ieri Girone si è limitato a ringraziare «le istituzioni, il governo e anche l'India che ci ha concesso di trascorrere a casa un periodo di festa. Vi chiediamo solo di lasciarci trascorrere questi giorni sereni e tranquilli. Buon Natale a tutti».
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