Europa

Case green, ecco perché la revisione degli eco-diktat è ancora possibile

Passa la direttiva Ue sulle case green, in parte già ridimensionata nei suoi aspetti più oltranzisti e divisivi. Ma una revisione della norma è possibile: il voto alle europee sarà decisivo

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L'eco-follia è stata rimensionata, questo sì. Ma non stroncata del tutto, come avrebbe meritato. Alla fine la controversa direttiva Ue sulle case green ha ottenuto il via libera definitivo dall'Europarlamento e adesso spetterà ai singoli Stati recepire e declinare i diktat di Bruxelles. D'accordo, poteva andare peggio: grazie alla battaglia politica sostenuta in primis dal centrodestra italiano, il testo è stato infatti riveduto nei suoi passaggi più divisivi e oltranzisti, che avrebbero letteralmente soffocato l'economia del Vecchio Continente in nome dell'ambientalismo ideologico. Per quanto possibile, il buon senso è riuscito a fare capolino tra le carte degli euroburocrati e alcuni pilastri del Green Deal sono stati così smantellati. Peccato però che non sia bastato.

Nella votazione odierna all'Europarlamento, difatti, i partiti italiani di governo hanno votato unitamente contro la direttiva. A dimostrazione del fatto che il risultato finale, benché ammorbidito da due anni di trattative, non fosse comunque ritenuto soddisfacente. Matteo Salvini, commentando l'esito della plenaria, ha parlato non a caso di "ennesima follia europea". E l'eurodeputata leghista Isabella Tovaglieri, particolarmente combattiva sull'argomento, ha assicurato: "La nostra battaglia per fermare questa eco-follia di Bruxelles non si ferma. Siamo già pronti a dare battaglia per la revisione della misura nel 2028". Di "ambientalismo ideologico ed estremo" ha invece parlato la senatrice forzista Licia Ronzulli, la quale ha espresso l'auspicio che le prossime elezioni consegnino ai cittadini dell'Unione "un Parlamento e una Commissione di centrodestra, più attenti a chi lavora e produce".

Già, perché ora la speranza di invertire la rotta è proprio affidata alle consultazioni del prossimo mese di giugno, attraverso le quali i cittadini avranno la possibilità di rifilare una scoppola ai partiti di centrosinistra che hanno appoggiato le più ostinate imposizioni di Bruxelles sulla transizione energetica. A cominciare proprio da quelle sulla casa. Se è vero infatti che una maggior sensibilità ai temi ambientali è da considerarsi giusta, è altrettanto vero che ogni scelta in tal senso non dovrebbe mai prescindere dalle ricadute sociali ed economiche conseguenti. L'adesione alle istanze dei cittadini è proprio quel che le indicazioni di Bruxelles hanno sempre trascurato, preferendo invece attenersi a obiettivi di stampo ideologico.

Così, mentre la sinistra esulta e definisce la direttiva sulle case green un "volano per lo sviluppo", gli europei fanno già i conti con una realtà completamete diversa. Ovvero, con i disastri economici provocati dall'ecologismo miope dei partiti ultraprogressisti. Approvata al fotofinish, nelle ultime battute di questa legislatura Ue, la norma sugli immobili arriverà teoricamente a compimento nel 2050: un traguardo sufficientemente lontano da far sperare - frattanto - in un rovesciamento di quel Green Deal ideato con il plauso di socialdemocratici e verdi.

Tempo al tempo: la battaglia del centrodestra in Europa, volendo guadare il bicchiere mezzo pieno, non è stata del tutto vana.

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