Europa

Migranti, Tunisi attacca le Ong e avverte l'Europa: "Non saremo guardia di frontiera"

Il ministro dell'Interno Kemel Feki ricorda che per affrontare il fenomeno migratorio servono soluzioni comuni. Un avvertimento che arriva alle orecchie di un'Europa divisa

Migranti, Tunisi attacca le Ong e avverte l'Europa: "Non saremo una guardia di frontiera"

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Migranti, Tunisi attacca le Ong e avverte l'Europa: "Non saremo una guardia di frontiera"

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"La Tunisia non può in alcun caso fungere da guardia di frontiera per altri Paesi". Le parole del ministro dell'Interno di Tunisi suonano come un ultimatum dall'altro lato del Mediterraneo. In un comunicato stampa, Kamel Feki sottolinea che la questione dei flussi migratori irregolari richiede sacrifici e concessioni reciproche da parte degli Stati più ricchi del mondo. Una dichiarazione, questa, che sembra una sferzata all'Europa, impegnata con il Paese nordafricano in un infinito tira e molla per l'attuazione del memorandum sulla gestione dell'immigrazine e la concessione di fondi vitali per il risanamento del bilancio di Tunisi. Kamel Feki, inoltre, invia un messaggio anche alle Ong e le accusa di manipolare la questione migratoria per far gli interessi degli europei, ribadendo che il suo Paese mira solo a difendere i suoi confini e ad applicare le proprie leggi interne.

"Abbiamo costantemente espresso il suo sgomento per l'escalation dei flussi migratori irregolari", continua il ministro, aggiungendo che il suo Stato non può assorbire un numero di arrivi che superi le sue capacità sociali e finanziarie, ne può continuare a fungere da Paese ospitante. Afferma, inoltre, che qualsiasi politica anti-immigrazione efficace richiede un ampio consenso globale e soluzioni radicali per garantire condizioni di vita dignitose a coloro che arrivano dai Paesi dell'Africa sub-sahariana. Un richiamo all'ordine, questo, che arriva in un momento in cui l'Unione europea si è di nuovo spaccata sulla questione accoglienza.

I finanziamenti di tre Ong da parte della Germania e la chiusura delle frontiere ordinata da Parigi, infatti, bloccano sul nascere qualsiasi tentativo di discutere una nuova strategia comune di gestione e smistamento delle migliaia di persone che arrivano sulle coste di Lampedusa. E il piano in dieci punti proposto da Ursula Von der Leyen durante la sua visita nell'isola risulta sempre più in salite e difficile da attuare. Intanto, i disperati si ammassano nelle città tunisine e si preparano al viaggio verso la El Dorado europea su barchini di ferro che sembrano più bare galleggianti. A Sfax e El Amra, sono almeno in 5mila.

Tra il 27 e il 29 settembre, inoltre, le forze di sicurezza tunisine hanno fermato ben 62 tentativi di immigrazione illegale, intercettando in mare 681 persone stipate su natanti in difficoltà. Questo è solo l'ultimo tassello di una vasta campagna di contrasto al traffico di esseri umani nella regione epicentro delle partenze verso le nostre coste, che ha portato all'arresto di 48 tra organizzatori di operazioni migratorie e intermediari, al sequestro di 44 mila dinari tunisini, 1.

250 euro, 14 automobili, tre camion, 20 giubbotti di salvataggio, 57 telefoni cellulari e alla distruzione di due imbarcazioni metalliche.

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