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F1, crisi della Ferrari: rischia Schumacher

Dopo il disastro in Malaysia vertice oggi a Maranello. Sotto esame per gli errori del box persino l’ex campione del mondo. Il suo manager lo difende: "Critiche idiote, lui non c’entra. A questo punto potrebbe non restare"

F1, crisi della Ferrari: 
rischia Schumacher

Sepang - Stefano Domenicali, gran capo della Gestione sportiva Ferrari, ha una dote innata che gli viene riconosciuta dentro e fuori la Rossa: quella di saper comandare con il fioretto. Fa così da una vita e parla per lui il raccolto ottenuto nei tre anni trascorsi nella stanza dei bottoni del Cavallino: tre titoli mondiali su quattro, di cui uno piloti (nel 2007 con Jean Todt ormai defilato). Stavolta, però, nella drammatica serata post Gran premio - drammatica per i destini Ferrari rimasta a 0 punti piloti e costruttori -, Domenicali non ha sfoderato un fioretto bensì una spada affilata. Perché non va bene, ma a Melbourne, pista matta, una battuta d’arresto poteva anche starci, però il bis malese no. Quello no. Tanto più in questo modo, sbagliando in mondovisione la scelta delle gomme e inviando urbi et orbi il messaggio di una Ferrari pasticciona, alla deriva e persino influenzata da Sua Maestà Schumi.

Perché non va l’affidabilità della macchina, non va il progetto che sembra troppo sensibile agli starnuti del tempo e del termometro, non va ’sta storia del diffusore che sarà anche la quintessenza dell’interpretazione corretta dello spirito delle nuove regole ma, diamine, quando oltre un mese fa, qualcuno si è accorto che adottando quello furbetto della Brawn si sarebbe filati via come missili, forse sarebbe stato il caso di provvedere. E invece no, e invece eccoci ad ascoltare Felipe Massa mettere le mani avanti avvertendo che «se la corte d’appello dirà che abbiamo torto, saremo pronti con un diffusore come il loro solo per la Turchia, nella migliore delle ipotesi Montecarlo».

E poi e su tutto, quasi fosse un nobile collante, eccoci al giallo sul ruolo di Schumi iper attivo. Sabato era seduto al muretto perché tra le sue funzioni ci sarebbe quella di consulente per le gomme e la Ferrari che combina? Nel Q1, dopo aver fatto il primo tempo, tiene fermo Massa per risparmiare gomme e il poveretto resta fuori dal prosieguo delle qualifiche. Domenica Schumi è seduto al muretto e guarda il cielo e guarda l’asfalto e tocca con mano le gocce di pioggia e la Ferrari che fa? Quando Raikkonen rientra, il team azzarda e gli monta le gomme rain. Però la pioggia non c’è più. In un mondo normale la questione andrebbe archiviata alla voce iella, con Schumi al muretto è invece un proliferare di illazioni. Solo che poi ci si mette anche lui a lasciar intuire che lo zampino potrebbe avercelo messo per davvero, succede spiegando che «sembrava la scelta giusta» e parlando a lungo come fosse davvero uno degli uomini chiamati a decidere.

Sarà solo una coincidenza temporale, ma giusto poco dopo, la spada di Domenicali comincia a sferzare l’aria lasciando in molti la certezza che in Ferrari tutti debbano prendersi le loro responsabilità ma anche che ci sia chi, al momento di decidere, si fa condizionare, magari involontariamente, da indicazioni altrui. E, ovviamente, il primo pensiero della platea è che quell’altrui sia l’enorme tedesco. Tanto più che quando domandano a Domenicali di Michael, replica «non voglio rispondere... è un discorso di gestione interna che a questo punto dobbiamo rivedere in modo diverso e che affronteremo a casa in settimana... perché è importante». Può voler dire tutto e niente, può riguardare ogni uomo con responsabilità o solo Schumi, questo non è dato sapere. Però emerge la sensazione che il capo della Rossa sproni il gruppo ma voglia anche far chiarezza sui ruoli di chi è chiamato a decidere.

Il chiarimento in seno al team potrebbe avvenire già oggi, in occasione della tradizionale riunione post gara. Di certo c’è che il contratto di Schumi a molti zeri (si vocifera 5 milioni per consulenza e immagine e prove auto) scadrà a fine anno; di certo c’è anche che il suo manager, Willi Weber, ieri è sceso in campo per difenderlo: «Le critiche sono totalmente idiote... Conosce tutti ed era a Sepang solo casualmente. Le decisioni al box sono state prese dalla squadra, quanto al contratto, scade a fine 2009... però non so se verrà rinnovato... e se così fosse, non sarebbe certo per colpa del Gp della Malesia. Michael può dare qualche suggerimento alla squadra, ma non è il team leader o il team manager della Ferrari». Dal canto suo, ieri, la Rossa si è limitata a poche parole: «Schumacher non fa né più né meno di ciò che faceva l’anno scorso...

solo che ora non vinciamo».

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