Farmaci e terapie

Colera: ecco quali sono i sintomi, le cure e come si trasmette

Un caso isolato di colera in Sardegna ha allarmato la popolazione. Le rassicurazioni degli esperti e tutto quello che c'è da sapere su questa malattia

Colera: ecco quali sono i sintomi, le cure e come si trasmette

Ascolta ora: "Colera: ecco quali sono i sintomi, le cure e come si trasmette"

Colera: ecco quali sono i sintomi, le cure e come si trasmette

00:00 / 00:00
100 %
Tabella dei contenuti

La notizia del colera in Sardegna che ha colpito un uomo di 71 anni ha riacceso i riflettori su una malattia che ormai si considerava definitivamente sconfitta perché l'ultimo caso risaliva ormai a mezzo secolo fa. Per gli addetti ai lavori non c'è alcun tipo di allarmismo: il paziente sta molto meglio ed è quasi tornato alle normali condizioni di salute.

Ecco i sintomi

Il colera di oggi non è certamente quello del passato: lo ha sottolineato all'AdnKronos Salute anche l'infettivologo Marco Falcone, segretario della Società italiana di Malattie infettive e tropicali (Simit) parlando del caso del pensionato sardo. "Per fortuna non è una malattia con una altissima mortalità, parliamo del 2-3% ma nei Paesi più a rischio", ha spiegato l'esperto. I segnali distintivi sono disidratazione e diarrea anche forte "ma si risolve in pochi giorni. Quindi nessun allarme ma serve capire le cause", ha sottolineato. L'Istituto Superiore di Sanità (Iss) spiega che l'incubazione della malattia va da uno a tre giorni ma in casi eccezionali può presentarsi anche due ore dopo oppure cinque giorni in base al numero di batteri ingeriti. "Nel 75% dei casi le persone infettate non manifestano alcun sintomo. Al contrario, tra coloro che li manifestano, solo una piccola parte sviluppa una forma grave della malattia".

Quali sono le cure

Come detto, dal momento che con diarrea e disidratazione l'organismo perde numerosi liquidi e sali minerali, è fondamentale che avvenga la reidratazione che funziona nel 90% dei casi: in questo caso sarà molto importante assumere zuccheri, elettroliti e acqua. Nei casi più gravi, invece, sarà fondamentale il ripristino dei fluidi con flebo attraverso la vena soprattutto all'inizio a causa dei grandi volumi richiesti (fino a sei litri). "Con un’adeguata reidratazione solo l’1% dei pazienti muore e, di solito, in seguito al ripristino dei fluidi, la malattia si risolve autonomamente", spiega l'Iss. Le cure sono anche a base di antibiotici: i più adatti sono tetracicline o ciprofloxacina che riescono ad abbreviare il decorso della malattia riducendo l’intensità dei sintomi specialmente nelle forme più acute o nei pazienti a rischio come fragili e anziani.

Come si trasmette

Ma quali sono le modalità di trasmissione del colera? Il prof. Falcone ha aggiunto che si trasmette per via oro-fecale, "questo significa che può esserci contatto con il batterio se si manipola o ingerisce cibo contaminato, ad esempio crudo. Oppure - sottolinea -con il contatto con l'acqua contaminata, un fenomeno molto rischioso perché vuole dire che le acque reflue non vengono smaltite bene e c'è una contaminazione". In quest'ultimo caso, ad esempio, possono essere a rischio anche alcuni allevamenti marini di molluschi e pesci perché "se allevati in acqua contaminata possono trasmettere il vibrione".

È chiaro che i cibi più a rischio sono quelli crudi o poco cotti: l'Iss spiega che i frutti di mare sono tra i più indiziati nella malaugarata ipotesi dovessero verificarsi tutte le contingenze di cui abbiamo parlato. Nei Paesi dove le condizioni igienico-sanitarie sono carenti, il colera può derivare anche dalla scarsa gestione delle fogne e dell'acqua potabile.

Se i cibi o l'acqua non sono contaminati, è molto raro che una persona possa contagiarne un'altra perché "la carica batterica necessaria per la tramissione dell’infezione è, infatti, superiore al milione: pertanto risulta molto difficile contagiare altri individui attraverso il semplice contatto.

Commenti