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Fatah rompe con Hamas: "Escluso ogni contatto"

Respinto il tentativo degli integralisti di aprire un improbabile dialogo

Al Fatah, il partito del presidente palestinese Mahmoud Abbas - spesso indicato col suo nome di battaglia Abu Mazen - ha deciso di interrompere ogni rapporto con Hamas, il movimento integralista islamico le cui milizie nei giorni scorsi hanno preso il controllo della Striscia di Gaza uccidendo molti militanti della fazione opposta e costringendone alla fuga un numero ancora maggiore. Il Comitato centrale di Fatah riunito a Ramallah, in Cisgiordania, ha infatti stabilito «di non avere nessun tipo di contatto, dialogo o incontro con Hamas a meno che questa non metta fine al colpo di Stato militare a Gaza. Fatah non avrà rapporti con Hamas a nessun livello».

La rottura, che sancisce l’ulteriore isolamento di Hamas nell’angusto territorio della Striscia, è stata annunciata poco dopo che la dirigenza del movimento islamico aveva tentato un cauto approccio di riavvicinamento. Pur rifiutando di riconoscere la legalità del nuovo governo di emergenza affidato da Abbas alla guida del moderato economista Salam Fayyad e respingendo tutti i provvedimenti adottati nei giorni scorsi dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese (Anp), Hamas aveva annunciato tramite un portavoce la disponibilità a intavolare colloqui per cercare un compromesso con Fatah, proponendo «un dialogo serio e fraterno».

Parole non facili da accogliere, considerate le violenze cui i miliziani di Hamas si sono abbandonati per impadronirsi della Striscia e i saccheggi delle sedi istituzionali, tra cui quella dello stesso Abbas, e di partito di Fatah a Gaza. Infatti Fatah ha deciso di respingerle al mittente con parole inequivocabili.

Intanto l’isolamento internazionale di Hamas si accentua. Ieri il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit ha reso noto che il suo Paese trasferirà la propria rappresentanza diplomatica presso l’Anp da Gaza a Ramallah: un passo coerente per l’Egitto, che era stato il primo Paese arabo a schierarsi apertamente con Abbas dopo il colpo di mano di Hamas nella Striscia. Gheit, peraltro, non ha detto quando questo trasloco avverrà né se avrà carattere permanente. Ma soprattutto, ieri a Washington il presidente americano George W. Bush e il premier israeliano Ehud Olmert hanno ribadito la loro decisa intenzione di sostenere Abbas, lavorando a una «strategia comune per sconfiggere» quelli che Bush ha definito «estremisti» nella Striscia di Gaza e altrove. «La nostra speranza - ha detto il presidente americano ai giornalisti - è che il presidente Abbas e il primo ministro Fayyad si rafforzino fino al punto di riuscire a guidare i palestinesi in un’altra direzione». Olmert ha aggiunto di considerare Abbas «forse l’unica persona che sia stata eletta democraticamente con un’ampia maggioranza da tutto il popolo palestinese».

Hamas, messa nell’angolo, protesta invano. La corsa a suon di dollari a sostenere il presidente Abbas e quindi Fatah viene rabbiosamente bollata come «un’interferenza negli affari interni palestinesi, l’equivalente di un colpo di Stato».

Bruxelles e Washington (Israele non viene neppure considerato) vengono accusati di «sostenere un governo illegittimo» e di «tentare di manipolare il popolo palestinese perché si allontani da Hamas».

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