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Fiandre, solo Boonen rovina la festa d’Italia

Crolla lo spread. Incredibile: il differenziale tra le superpotenze e l’Italia scende ai minimi storici. Proprio nel Giro delle Fiandre, la sublime classica dei Muri e del Pavé, la nazione dà un improvviso e grandioso segnale di ripresa. Vince Boonen, che nelle Fiandre è più idolo di Totti a Roma, terzo centro e monumento assicurato. Ma stavolta vince soltanto grazie al suo impareggiabile talento nello sprint, che gli consente di battere i veri dominatori della corsa, inaspettatamente noi, nelle persone di Pozzato e Ballan.
La vicenda di cronaca è subito narrata: a una ventina di chilometri dalla fine, dopo che il superfavorito Cancellara è già in ospedale con una clavicola fratturata, sullo strappone del Kwaremont attacca Ballan. Dopo pochi attimi gli tornano sotto Pozzato e Boonen. È Belgio-Italia, più precisamente Belgio-Veneto: i tre vanno decisi alla volata, con il presentimento generale che soltanto un miracolo riuscirà a premiare i nostri. Niente miracolo: secondo e terzo posto. Ma finalmente una grandiosa impennata nelle quotazioni: solo nel 2008, con l’ultima vittoria azzurra in una classica (Cunego, Giro di Lombardia), stavamo messi meglio. Certo averne due su tre nel duello decisivo scatena sogni bellissimi, ma se il terzo si chiama Boonen è normale che il risveglio sia così.
Meglio stare sereni e brindare al crollo dello spread. Eravamo arrivati all’aprile dell’Inferno nordico più o meno come la Grecia si presenta a una riunione dell’Ecofin. Improvvisamente ci ritroviamo rispettati e temuti come una Merkel. E per domenica prossima, giorno di Pasqua e giorno di Parigi-Roubaix, ci sono tutti i presupposti per ripeterci (purtroppo, anche nell’epilogo: Boonen è un famelico specialista pure di quella corsa).
Quali le ragioni di questo travolgente rilancio? È lo stesso Pozzato, finalmente all’altezza del suo talento, a fornire una chiave di lettura agli analisti: l’orgoglio. «Io ci credevo. Quando mi ritrovo una squadra che punta su di me, riesco a dare molto. Sono contento perché nessuno avrebbe mai pensato di vedermi qui tra i primi. Soprattutto i giornalisti, certi giornalisti...».
Ecco il segreto del miracolo fiammingo: noi. Abbiamo scritto quasi tutti che da anni Pozzato delude, quando invece delude. Punto nell’orgoglio, incavolato dentro, finalmente la grande rivincita. È uno schema collaudato, in Italia. La nazionale di calcio ha vinto due Mondiali, nell’82 e nel 2006, facendosi forte contro gli odiosi giornalisti. Stia sereno, Pippo Pozzato: per noi è un piacere e un dovere il ruolo di bersaglio.

Se può servire, adesso siamo già qui a ricordargli che comunque non ha ancora vinto.

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