Cultura e Spettacoli

Il film del weekend: "Quo Vado?"

Zalone torna al cinema con quello che è il suo film migliore e punta a essere qualcosa di più della maschera della nostra mediocrità

Il film del weekend: "Quo Vado?"

Pensare che Checco Zalone si sia affrancato dal titolo di comico televisivo prestato al cinema e guadagnato quello di fuoriclasse solo grazie alle decine di milioni di euro incassati dai suoi film sarebbe, oltre che ingiusto, addirittura errato. Basti guardare la sua ultima attesissima opera, "Quo Vado?", la migliore tra quelle che ha finora dato alle sale, per capire che siamo davanti a qualcuno la cui comicità è di un'altra categoria rispetto sia a quanto passa sul piccolo schermo sia a quanto propinatoci dalle commedie nostrane di genere degli ultimi anni. Bisogna, infatti, tornare con la mente a Sordi per trovare un altro mattatore in grado di castigare gli italici vizi in un modo altrettanto naturale, sfrontato e irresistibile. Uscire nel numero abnorme di 1500 copie non è solo la diretta conseguenza del record ottenuto dal film precedente, quel "Sole a catinelle" da ben 52 milioni di euro al botteghino, quanto il naturale approdo di un personaggio il cui indice di gradimento presso il pubblico è elevatissimo. Dopo due anni di silenzio, l'incontro con Checco è atteso come il regalo delle Feste non solo dagli esercenti ma da un intero popolo di spettatori desiderosi di uno svago che tra le risate abbia una sua piccola e familiare poesia, ancorché volutamente elementare e becera.

Protagonista di "Quo Vado?" è Zalone (Checco Zalone), un quasi quarantenne mammone e bamboccione che vive da autentico parassita, ha un posto fisso che è stato il suo sogno fin da bambino e si gode i benefici della sua condizione di privilegiato. Quando il Governo vara la riforma della pubblica amministrazione, però, si trova inaspettatamente a dover lasciare il suo impiego nell'ufficio provinciale caccia e pesca, sito a una pedalata dal portone di casa, e a essere trasferito lontano. Pur di non dare le dimissioni, Checco sarà disposto a resistere perfino al Polo Nord.

Siamo di fronte ad un film ben fatto, in grado di far ridere davvero molto con meccanismi semplici ed efficaci. Si gioca con i luoghi comuni comportamentali e culturali legati all'italiano medio mettendo in scena un confronto di civiltà che rende tangibili i limiti della nostra esterofilia. Stavolta scivolare un'ora e mezza nel mondo dell'homo zaloniano non ripulisce semplicemente dalle impurità e dallo stress grazie al potere curativo di levità e risate. Oltre all'appagante sberleffo ridanciano delle nostre debolezze in "Quo Vado?", infatti, c'è altro. Si tratta di un progetto più ambizioso dei precedenti firmati dalla triade Zalone-Valsecchi-Nunziante e se, da un punto di vista economico, la sfida di superare se stessi è ancora da giocare, sul fronte qualitativo la scommessa è già vinta: non ci si è accontentati di donare agli spettatori esilarante disimpegno, ci si è presi addirittura il lusso di condurli altrove, rallentando a un certo punto il ritmo e spostando l'attenzione sui contenuti. Zalone nel film incarna il solito cinico, ignorante e razzista cui si perdona tutto grazie al candore infantile di cui ammanta la propria disumanità, ma a questo giro è anche un individuo che prova a migliorare se stesso spinto dall'amore per una donna angelicata. Il modo in cui il comico si converte al buonismo, se di questo di può parlare, è comunque conforme al personaggio: fatta eccezione per un gesto esplicito nel finale, prendendo spunto dalla celebre frase «Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito», potremmo dire che Zalone punta volutamente i riflettori sul dito, fidandosi che il pubblico stia al gioco e si finga sciocco come ha sempre fatto lui, ma sa che in questo modo renderà visibile, con la coda dell'occhio, qualcosa di importante. Del resto il film parla di costume socio-politico e tutela ambientale, induce a chiedersi quali siano i parametri che indicano la civiltà o inciviltà di un popolo e, non ultimo, racconta come ci si senta a fare del bene.

Stavolta Checco, anziché focalizzarsi sul solito binomio del far ridere e far cassa, sembra voler dare una missione superiore alla sua visibilità.

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