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Il «Financial Times» loda Tremonti: «Grazie a lui l’Italia ha i conti a posto»

Tenere la barra dritta nei conti pubblici non procura simpatie in Parlamento, ma fa guadagnare posizioni nella classifica dei migliori ministri europei delle Finanze, stilata dall’occhiuto Financial Times. La Bibbia della city londinese promuove Giulio Tremonti al quinto posto della graduatoria: un salto alla Bob Beamon, visto che solo un anno fa il nostro ministro dell’Economia si trovava verso fondo classifica, al sedicesimo posto.
Non è facile migliorare le posizioni in tempo di crisi, e che crisi. Ce l’hanno fatta Tremonti e la vincitrice francese Christine Lagarde, settima lo scorso anno e addirittura ultima nel 2007. Al nostro ministro dell’Economia il Financial Times riconosce la «guida piuttosto ferma» delle finanze pubbliche italiane, «notoriamente poco docili». La forte performance di «mr Tremonti», aggiunge il Financial Times, dimostra come le cose possano cambiare in tempi di crisi: negli anni passati, l’Italia navigava nelle parti basse della classifica, e due anni fa la Francia era addirittura all’ultimo posto. Quest’anno, invece, Christine Lagarde svetta in testa alla graduatoria grazie al fatto che l’economia francese si è rivelata la più resistente alla tempesta economica e finanziaria, anche grazie a una politica fiscale che ha «tempestivamente evitato una più profonda recessione». L’annus horribilis considerato dal quotidiano britannico - dal settembre 2008 allo stesso mese del 2009 - ha invece colpito duramente il vincitore dello scorso anno, il finlandese Katainen, precipitato al dodicesimo posto insieme con l’economia del suo Paese.
«Nonostante i conflitti politici interni - scrive il Ft - Tremonti ha tenuto lustra la reputazione fiscale dell’Italia». Quinto in classifica generale, il nostro ministro mantiene la stessa posizione per quanto riguarda la valutazione economica generale (variazione del Pil, deficit, disoccupazione); scende all’ottavo posto nella speciale graduatoria anticrisi (misure specifiche ed exit strategy); finisce al tredicesimo per quanto riguarda la percezione a lungo termine dell’economia. Del resto, i problemi strutturali del nostro Paese - a partire dal debito pubblico - non li scopre il Financial Times. Per inciso, vale la pena di ricordare che nel periodo del centrosinistra - per la precisione, si trattava del governo Prodi - il ministro del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa si aggiudicò la maglia nera nel 2006 e il terz’ultimo posto nel 2007. «Non mi sento bocciato», dichiarò Tps. In ogni caso, non era stato promosso. L’ultimo della classifica 2009 (sono diciannove i ministri finanziari presi in considerazione su ventisette) è l’irlandese Brian Leniham.
Il successo del ministro delle Finanze francese è anche legato «alla sua determinazione nelle risposta coordinata alla crisi», spiega Marco Annunziata, capoeconomista di Unicredit e componente della giuria.

Alla signora Lagarde, insieme con il successo, arriva anche un avvertimento da parte dei giornalisti del quotidiano londinese: «Neppure il premio del Financial Times può garantire il lieto fine».

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