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Fini e Lega, Berlusconi "irritato" riapre a Casini

Tensione per il no alla norma sulla prescrizione, "colpa" dei finiani e del Carroccio. Il presidente della Camera non perde occasione per distinguersi. Ora deve parlare chiaro(di Vittorio Feltri): le alternative? Predellino due, poi elezioni anticipate

Fini e Lega, Berlusconi "irritato" riapre a Casini

Roma - Lo stato d’animo di Silvio Berlusconi in queste ore lo fotografa alla perfezione la conversazione che va in scena nelle prime ore della mattina davanti all’ingresso principale di Montecitorio. Dove Pier Ferdinando Casini e Niccolò Ghedini si fermano per un breve scambio di battute sulla partita in corso nella maggioranza per le candidature alle regionali del 2010. Il deputato del Pdl, infatti, non nasconde un certo fastidio per «l’aggressività» mostrata negli ultimi giorni dalla Lega e invita il leader dell’Udc a giocare di sponda dove possibile. Che Ghedini abbia a cuore il «suo» Veneto è piuttosto scontato, tanto che Casini concorda con lui nel dire che Giancarlo Galan resta il migliore dei candidati. Ma che un uomo tanto vicino al premier - nelle ultime due settimane è stato ad Arcore quasi tutti i giorni - lamenti in modo tanto deciso l’eccessivo attivismo mostrato dal Carroccio in questi ultimi tempi è piuttosto sintomatico.

Il Cavaliere, infatti, è sempre più insofferente verso i tanti distinguo e le molte richieste degli alleati, Gianfranco Fini in primo luogo ma anche Umberto Bossi. Il Senatùr, infatti, pur avendo portato a casa da tempo un’intesa di massima sulle regionali - tanto che qualche giorno fa al telefono il Cavaliere dava per scontata la candidatura del leghista Federico Bricolo in Veneto - sta continuando al alzare l’asticella. Prima rilanciando sulla Lombardia (al punto che a via Bellerio la partita è considerata ancora aperta) e poi strappando sulla giustizia. Ed è stato proprio questo il campanello d’allarme che ha messo il premier sul chi va là. Perché martedì sera a bocciare senza esitazioni la norma che ridurrebbe i tempi della prescrizione non è stata solo Giulia Buongiorno ma anche Roberto Calderoli.

Un asse piuttosto inedito, nel quale - almeno a Palazzo Grazioli - più d’uno ha visto l’ennesimo rilancio del Carroccio. Bossi, infatti, sa bene che la partita delle regionali è solo una piccola parte di una trattativa ben più ampia che riguarda il rilancio complessivo dell’azione di governo. D’altra parte, spiega il Pdl Mario Valducci, «se gli alleati vogliono tenere lì Berlusconi per cucinarlo a fuoco lento è meglio andare al voto». Ed è questo, nella sostanza, il ragionamento fatto dal Cavaliere quando ha deciso che è necessario al più presto riprendere l’iniziativa: con la riforma della giustizia, quella federale, quella costituzionale e con un rilancio anche sul fronte fiscale. Anche perché, dice il deputato del Pdl Piero Testoni, il premier non dimentica che «quelle di marzo saranno una sorta di elezioni di mid term».

Così, ci sta che in mattinata sia saltata la prevista cena a Montecitorio tra Berlusconi, Fini e Bossi. Con buona pace di tutti, dunque, il primo vertice a tre dopo ben 18 mesi (l’ultimo risale al 16 aprile 2008) si dovrebbe tenere solo la prossima settimana, dopo che il Cavaliere avrà avuto un faccia a faccia con Casini. In tarda mattinata, infatti, il premier alza il telefono e chiama il leader dell’Udc per confermare l’appuntamento in agenda domani. Una riunione alla quale parteciperà anche Lorenzo Cesa e nella quale Berlusconi non solo sonderà la disponibilità dei centristi sul fronte delle regionali ma si ragionerà anche di un eventuale rientro prossimo venturo di Casini nel centrodestra. Con buona pace di Bossi, visto che l’Udc è di fatto l’anti-Lega in tutte le regioni in cui il Senatùr smania per un governatore (Veneto, Lombardia e anche Piemonte). E pure di Fini, dato che un possibile riavvicinamento di Casini metterebbe a rischio la sua partita per la successione.

Insomma, dopo un mese in cui - pur se con ragioni diverse - Fini (in prospettiva futura) e Bossi (in prospettiva regionali) giocano a metterlo all’angolo, Berlusconi ha deciso di «ricambiare con la stessa moneta» (così un ministro molto vicino al premier). D’altra parte, su un punto il Cavaliere non ha dubbi: o si rilancia tout court oppure è meglio tornare alle urne. E la premessa per ripartire è una legge che lo metta al riparo dalla magistratura milanese certificando l’esistenza di una «persecuzione ventennale». Solo dopo, ci potrà essere «la svolta di Natale». A Palazzo Grazioli, infatti, si inizia a ragionare sul sostituire la riduzione dell’Irap con tagli fiscali sulle persone fisiche, magari attraverso il quoziente familiare o la detassazione delle tredicesime. Un’iniziativa che toccherebbe direttamente le tasche degli italiani lasciandogli nel portafoglio qualche soldo in più proprio sotto le feste.

Per prendere qualunque decisione, però, bisognerà aspettare il 16 dicembre, quando si saprà a quanto ammonta il tesoretto che arriverà dallo scudo fiscale.

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