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La formazione con le clac non si fa più

di Enrico Michetti

U n tempo i convegni della Pubblica Amministrazione avevano un carattere prevalentemente politico. Dipendenti ed amministratori pubblici, tutti tassativamente targati, debitamente precettati, venivano invitati ad assieparsi sulle gradinate di teatri, sale conferenze ed aule parrocchiali per assistere all'oratoria politica. La presenza del seguace si inseriva in un rituale collaudato. Ad aprire le danze era la chiacchierata conviviale con amici di corrente o compagni di partito nello spazio antistante al luogo dell'incontro. Sugli spalti occorreva prestare attenzione al ritmo del discorso, più che ai contenuti, per poter scatenare con compattezza dei fragorosi applausi tanto apprezzati dal retore di turno. L'applauso era la cartina di tornasole della capienza e della forza, finanche fisica, delle truppe presenti al raduno. E poi, come nella migliore tradizione, tutti dovevano farsi vedere e stringere la mano al dominus per quel tanto che fosse sufficiente ad ingenerare il ricordo dell'ossequiosa presenza.

Il convegno non era mai l'occasione per poter disturbare il capo corrente su problematiche personali, ma rappresentava un chiaro segno di vicinanza e di affiliazione, presupposto indispensabile per riuscire ad ottenere un appuntamento futuro. I convegni addirittura rappresentavano una manifestazione muscolare della forza elettorale di un politico. In tutte le Regioni, chi più chi meno, in prossimità dell'approvazione del bilancio, si concertava in maniera più o meno disinvolta una somma ad appannaggio di ciascun consigliere per l'organizzazione della convegnistica, per il sostegno alle associazioni amiche. Raggiunto tale accordo il bilancio si votava all'unanimità.

Oggi le cose sono un po' cambiate, della vecchia politica è rimasto ben poco ed anche i tradizionali convegni si sono trasformati in giornate formative. La clac non esiste quasi più, ed a stento si registra un'applauso a chiusura della lezione. Talvolta gli ambienti sono semi deserti, ma nessuno se ne cura. La formazione sembra che interessi prevalentemente ai formatori, o meglio alle società di formazione. Al contrario, con una gestione attenta e responsabile di quei fondi, attraverso un'analisi preventiva del fabbisogno formativo, si potrebbero organizzare delle giornate utili, magari privilegiando gli aspetti applicativi in grado di ausiliare praticamente il funzionario e l'amministratore pubblico nelle decisioni più complesse.

E poi, attraverso il convegno aperto alla cittadinanza l'ente promotore ben potrebbe utilizzare un canale virtuoso di comunicazione diretta delle proprie opportunità.

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