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Frutta e verdura a Buckingham La regina imita Michelle Obama

Dopo la Casa Bianca, frutta e verdura anche a Buckingham Palace. È la prima volta dai tempi della Seconda Guerra mondiale. Ortaggi dai nomi reali: pomodori Golden Queen e fagioli Royal Red

Frutta e verdura a Buckingham 
La regina imita Michelle Obama

Anche Maramao aveva l’insalata giù nell’orto eppure è morto, nonostante pane e vin non gli mancava. Che significa? Che se non hai uno straccio di giardino coltivato non sei nessuno, o quasi. Anche sua altezza reale, Elisabetta di Inghilterra, ha deciso di seguire l’orto-mania esplosa a Washington con Michelle Obama: al civico 1600 di Pennsylvania Avenue si coltivano carote, funghi, arance «grandi al massimo come palle da baseball», lady Obama ha preso pala e rastrello e ha scavato il giusto, per i fotografi e gli elettori, riproponendo l’idea che fu di Eleanor Roosevelt, moglie di Franklin Delano, che negli anni Quaranta, aveva trasformato una parte dei sette ettari della White House, in un orto dal nome beneaugurante, i Victory Gardens.

A Londra, Elisabetta non ha voluto esagerare, ha così destinato quaranta metri quadrati del parco di Buckingham Palace alla coltura biologica. Era dai tempi della Seconda Guerra mondiale che verdura e frutta stavano alla larga dal giardino della regina, colorato e profumato di fiori e piante. Erano tempi duri, la guerra portò al razionamento del cibo, i Windsor, di accordo con Lord Woolton, ministro dell’Alimentazione, decisero allora di dare l’esempio, la campagna del Dig for Victory, Scava per vincere, stimolava i compatrioti a coltivare i prodotti della terra, i campi furono trasformati in lotti piccoli e grandi dove ogni suddito piantava vegetali e affini, Winston Churchill parlava di sangue, sudore e lacrime, queste ultime non certo per le cipolle.

Sessanta anni dopo, ricrescono i fagioli rampicanti, ovviamente portano il nome della padrona di reggia Blue Queen e Royal Red, la lattuga pure, Northern Queen, i pomodori hanno tre varietà Golden Queen, White Queen e regina di cuori Queen of Hearts, sono previste le cipolle Stuttgarter in omaggio ad Angela Merkel e le barbabietole Red Ace per Vladimir Putin, mentre Sarah Brown, moglie del primo ministro, è andata a farsi un giro nel parco già sapendo che sarà impossibile trasferire l’idea al 10 di Downing Street. Per il momento non si hanno notizie, sempre a Buckingham, di colture dedicate a Silvio Berlusconi che, per essere in linea, ha però il suo orto mediceo a Villa Certosa. Nemmeno Sua Santità si chiama fuori dal trend: accanto al monastero Mater Ecclesiae, a Città del Vaticano, ecco l’orto di frutta e verdure naturali, benedette dal Signore.
Del resto zappare allunga la vita, lo sostiene uno studio dell’università di Uppsala, sperando che in Svezia non pensino di farci montare anche le zucchine e i carciofi, come impongono con la mobilia. Noi italiani ce la caviamo, basta osservare le periferie di alcune città, orti dovunque, irrorati da acque grigiastre e stagnanti, messe in circuito da pensionati e simili, impegnati a coccolare rape e peperoni pur di restare fuori da casa il più a lungo possibile.

La Coldiretti assicura che il 37 per cento del popolo nostro dedichi gran tempo della primavera alla cura del giardino e addirittura a Roma, nel quartiere Testaccio, nel sito dell’ex mattatoio (passando così dalla carne alla verdura), sono stati creati trenta minilotti di terreno per un totale di duecentoquaranta metri quadri, assegnati, per sorteggio, a chi ne fa richiesta.

In Inghilterra l’edizione domenicale dell’Independent, in collaborazione con la Royal Horticultural Society, ha lanciato da tempo la campagna Let the children grow, Lascia che i ragazzi coltivino, sollecitando gli studenti delle scuole al giardinaggio. Nell’Oxfordshire, il cuoco Raymond Blanc, ha ideato un festival del cibo per i ragazzi, ogni bambino può piantare, seminare e raccogliere il frutto portandoselo a casa o cucinandolo sul posto. In America il professor Dickson Despommier, docente di salute pubblica e microbiologia alla Columbia University, è il creatore del famoso Skyfarming, che sarebbe il giardino in verticale, soluzione verde in terza dimensione, roba strana che sta prendendo piede anche in Italia.

L’idea cerca di sfruttare al meglio gli spazi, soprattutto all’interno di grandi edifici (i grattacieli, per dire). Resta il mistero se su queste zone verdi si potrà o meno portare il cane a espletare le sue funzioni, con seri rischi per i sottostanti e per il quadrupede medesimo.

Ecco perché Maramao, nonostante avesse l’insalata giù nell’orto, ci ha lasciato.

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