Futuro Cantonate d’autore

Tanto per cominciare bisognerebbe essere di manica larga sulle date, quando immaginiamo il futuro. Negli anni Settanta, per esempio, c’era molta euforia in seguito alle missioni Apollo, ma oggi è triste pensare che Blade Runner, tratto da un romanzo di Philip Dick, sia ambientato solo nel 1992, quando in Italia scoppiava Tangentopoli e gli unici replicanti in circolazione inviavano e ricevevano avvisi di garanzia. Nel 1975 si immaginava uno Spazio 1999, mentre nel 1968 Stanley Kubrick, ispirandosi a un racconto di Arthur C. Clarke, ipotizzava il suo futuro spaziale nel 2001, ormai dieci anni fa, quando nella realtà non immaginata due aerei di linea sbriciolavano le Twin Towers. Tra l’altro, dieci anni prima dell’11 settembre, lo storico Francis Fukuyama aveva scritto un saggio profetico: si intitolava La fine della Storia e decretò solo la fine di Fukuyama. Più furbo H.G. Wells, che almeno nel suo romanzo La macchina del tempo non è avaro di anni: ci troviamo nell’anno 802701, ma si vive come nel Medioevo.
Tuttavia mica facile prevedere il futuro, basti pensare che nel 1985 un ingenuo signore si chiedeva «Chi mai avrà bisogno di un personal computer con più di 640 Kilobyte di memoria?» e non era uno qualsiasi, si chiamava Bill Gates. E poi sarà vero che la letteratura e l’arte vedono più a lungo della scienza? Jules Verne anticipò il sottomarino, le astronavi e volendo perfino la televisione, ma ogni volta, quanto a preveggenza tecnologica, viene in mente l’elicottero di Leonardo da Vinci, sebbene si dovette aspettare più di cinque secoli per vederne uno e non assomigliano per niente al legnoso girandolone leonardesco.
Tra l’altro secondo Aldo Busi «lo scrittore vero precede o dà il via a ogni speculazione filosofica, della filosofia della scienza compresa, mai che vada a carretta», e sarà, io vedo tante carrette sopravvalutate. George Orwell previde il Grande Fratello, ma prefigurava il grande occhio del potere, non certo Facebook e il vouyerismo di massa, e non sarebbe mai riuscito a immaginare un intercettatore di telefonate porno e chiamarlo pure Woodcock. Nel 1920, al contrario, nel dramma di Karel Capek intitolato R.U.R. (Rossum’s Universal Robot), gli uomini del futuro sono immaginati serviti e riveriti da automi organici meccanici, ma un secolo dopo al massimo infilano i piatti in una lavastoviglie. Negli anni Cinquanta andava di moda l’apocalisse atomica, perfino nei romanzi di Alberto Moravia, dove la trama, in sostanza, era che Dino si trombasse Cecilia, ma per darsi una profondità intellettuale ci si angosciava molto per l’incubo nucleare, e i pensieri di Dino erano una bomba di noia, infatti si intitolava La noia. Senza citare le decine di romanzi ambientati in futuri postnucleari, da Sulla spiaggia di Nevil Shute, del 1957, al recente La strada di Cormac McCarthy.
Marcel Proust, rappresentando qualsiasi realtà interiore come una costruzione illusoria della mente, anticipò di parecchi decenni i neuroscienziati, ma Proust aveva letto Charles Darwin, al contrario di molti scrittori di oggi e di ieri che sono rimasti al Paradiso e all’Inferno e al Purgatorio e all’anima di Dante, il quale però, bisogna ammettere, ha anticipato almeno Benigni, che a sua volta ha posticipato Pinocchio.
Se è difficile predire il futuro, ancora più arduo è raccontare il passato, ma qui la scienza batte la letteratura di molte lunghezze geologiche. Le immagini del telescopio spaziale Hubble ci mostrano l’universo di quattordici miliardi di anni fa, l’evoluzione ci ha svelato che sul nostro pianeta ci sono tre miliardi e mezzo di anni di vita senza l’uomo, che la nostra specie animale esiste da appena duecentomila anni, che i dinosauri sono scomparsi ma sono esistiti per ben centosessanta milioni di anni.

Insomma, alla fine nessun ipotetico futurologo, tra il Cretaceo e il Terziario, all’epoca dell’ultima grande estinzione di massa, avrebbe potuto prevedere la scomparsa dei T-Rex e scommettere sulla vittoria dei piccoli topiragno che avrebbero portato alle cinque grandi scimmie antropomorfe della famiglia Hominidae: orangutan, scimpanzé, gorilla, bonobo, e voi.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica