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Il galateo del pancione

Il galateo del pancione

Sarà incinta, o non sarà incinta? Chi lo sa. Difficile dirlo, da quella pancetta un po' sporgente. Ma forse, appunto, è solo una pancetta: una espressione esteriore di una predilezione interiore per il cioccolato, i dolci in generale, la pizza ben farcita, i sughi succulenti, la pasta condita. O forse, in realtà, è davvero lei: una «pancia». Nel senso di quella pancia: quella da incinta. Che non è una pancia qualsiasi, è una pancia che si impone: per motivi ovvi sentimental-esistenzial-sociali (c'è una vita, lì dentro, un bambino magari piccolissimo o magari già di qualche mese, e chissà poi come sarà, quando uscirà, e che vita avrà, e se sarà felice, e che cosa dovremo fare, con quel bambino?, soprattutto, sapremo fare qualcosa?, ce la faremo?); per motivi fisici (sporge, si nota); per motivi personali (eh, provateci voi, ad avere una pancia con un bambino dentro: ma vi rendete conto?, un bambino dentro...); per motivi pubblici, che sono quelli di cui qui trattiamo.

I motivi pubblici che rendono la pancia una «questione» sono, fondamentalmente, uno: come ci si rapporta con «la pancia», nell'era in cui le «pance» non sono più immediatamente riconoscibili come tali? Oggi, ovviamente, non è più come una volta. Oggi le donne aspettano un figlio (quasi) a qualunque età, e quindi un primo, classico fattore di certezza è eliminato: anche una signora sopra i cinquanta potrebbe essere incinta. O magari ha solo un po' di pancia dovuta ai quattro figli che ha avuto (quindici anni prima). Quindi, se sei in metropolitana o sull'autobus e vedi la signora di cui sopra, il dilemma è: offrirle il posto oppure no? Se non glielo cedi, rischi di passare per cafone e irrispettoso della sua condizione. Se glielo cedi, ma non è incinta, rischi di passare per cafone, con una gaffe clamorosa. Che fare?

D'altra parte, il problema è anche per le donne stesse. Elizabeth Yuko, bioeticista specializzata proprio in tematiche sessuali e riproduttive, sul New York Times ha raccontato le sue esperienze in proposito. Per esempio quell'uomo di mezza età che, sull'autobus per tornare a casa nel Bronx, ha insistito perché si sedesse, spiegandole: «Tutti questi scossoni possono fare male al suo bambino non ancora nato, signora». Peccato che Elizabeth Yuko non aspettasse nessun bambino, né lo abbia mai aspettato. Però tutti l'hanno fissata, sull'autobus, come una futura madre già degenere, che non si preoccupava di tutelare il suo piccoletto, e allora che cosa fare, se non sedersi comunque?

Un'altra volta, nella metropolitana affollata, una signora le ha fatto la stessa offerta: «Siediti, tesoro». Yuko ha avuto il coraggio di risponderle, arrossendo come un peperone: «Grazie davvero, ma non sono incinta». La signora non si è lasciata scoraggiare: «Ah ok, tesoro. Ma davvero, una donna con la tua taglia non dovrebbe portare questi vestiti a vita alta. Sembra che tu voglia ingannare le persone a credere che tu sia incinta». Qualcuno potrebbe farsi gli affari suoi? Ma figuriamoci. Piuttosto che ammettere di avere sbagliato, meglio accusare l'altro. Del resto, quale colpa più evidente che sfoggiare una pancia finta...

Yuko confessa che, qualche settimana dopo l'incontro imbarazzante, non ha perso peso, ma ha buttato via tre abiti a vita alta, quelli «stile impero»: leggeri in estate, comodi in inverno, ma troppo suscettibili di malintesi con gli altri, specialmente gli altri che amano impicciarsi degli affari non di loro stretta pertinenza. È colpa dell'epoca: i progressi scientifici da un lato e le possibilità infinite della moda dall'altro rendono il misunderstanding sulla pancia una eventualità sempre in agguato.

Comunque, non è soltanto l'abito «stile impero» a creare dubbi; anche lo stile «aderente esagerato» può alimentare incertezze. Per esempio, quella ventenne lì, tutta fasciata nei leggings e nella magliettina, avrà solo bisogno di frequentare una palestra oppure è in dolce attesa? E se poi ti alzi e la fai sedere, non è che si offende e ti riempie di insulti, magari col coro annesso delle sue amiche col chewing-gum masticato a bocca aperta? Di sicuro c'è solo che la «pancia», quella lì, suscita parole a non finire, anche quando mosse da buone intenzioni (le più pericolose, come sempre) e, soprattutto, quasi mai richieste..

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