Cronache

Centro remiero è ostaggio del vandalismo dei nomadi


La situazione, adesso, al centro remiero di Genova Prà, inizia ad essere preoccupante. I cancelli, le telecamere a circuito chiuso e gli armadietti chiusi con i lucchetti non sono più un deterrente per i nomadi e gli extracomunitari che, nell'ultimo periodo, si sono insediati alla foce del rio San Pietro. «Noi ci alleniamo la mattina presto - spiegano due atleti - quando arriviamo troviamo le porte dell'hangar aperte e la manichetta dell'acqua in funzione. Per non parlare di quello che troviamo dentro. Sono anche entrati per rubarci le forbici e tagliarsi i capelli». Il canottaggio è uno sport solitario, spiegano i canottieri. «Quando esci in barca, porti con te solo una bottiglia d'acqua e la chiave per regolare il puntapiedi. Tutto il resto lo lasci nel tuo borsone».
Hanno paura, non lo negano, i canottieri. Più di una volta, sul piazzale mentre preparavano le barche, si sono imbattuti in gruppetti di nomadi che, «avendo casa da quelle parti», si muovono sul piazzale in cerca di acqua, qualcosa da mangiare, magliette e scarpe. «Hanno parcheggiato una roulotte e un camper proprio all'ingresso del centro remiero, mentre gli extracomunitari vivono nel canale di scolo che sfocia vicino ai pontili che usiamo per uscire in barca». Nell'hangar sono stati già forzati degli armadietti. «La sera si ubriacano, litigano, usano quello che trovano per ferirsi a vicenda», dice una ragazza indicando le tante lattine di birra lasciate dappertutto sul piazzale.

«Vogliamo - dicono i canottieri - la tranquillità di poterci allenare serenamente».

Commenti