Cronache

Il dibattito in redazione

2 FUTURO FOSCO
Non sappiamo cosa

ci aspetti domani
Cari Genovesi e cara Italia, a botta calda, con le tempie battenti e il cuore in disordine. Aiutatemi. Aiutatemi a vivere senza odio, aiutatemi a mostrarvi la parte più limpida e generosa di me. Il gesto di un povero malato mentale al Presidente del Consiglio eletto dal Popolo Italiano è solo l'ultimo e doloroso episodio, che mi confina e mi annienta. Oggi è un individuo dal precario equilibrio mentale e colmo di dolore (il dolore, non importa dove e in chi, merita sempre attenzione, anche in presenza della condanna) a commettere violenza. Domani? Il Paese Italia è approdato alle derive emozionali, la sua straordinaria sensibilità, le sue profonde passioni, forgiate lungo una Storia tormentosa issata sulle bandiere del coraggio, sono state imprigionate in un forziere d'odio mortale, privo di sensi e di ragioni.
Oggi è il volto insanguinato del Presidente del Consiglio del Governo italiano a strapparci gli occhi. E domani? Silvio Berlusconi non è un assassino, non è un mafioso, non è un delinquente abituale, non soffre di turbe psichiche, è solo un uomo ambizioso (l'ambizione è una virtù, quando non è rivolta unicamente a sé) che vuole governare. Perché ha ricevuto l'imprimatur dal Popolo italiano. Avevo un grande amico a Milano, Aldo Bonomo, avvocato civilista divenuto in seguito Presidente della Fininvest. Quando Berlusconi entrò in politica, telefonai a Aldo dicendo «ma cosa gli è preso al Silvio?» e Aldo «nessuno vuole credere che a Berlusconi gli è scoppiata la passione per la politica, un uomo attivo e geniale come lui, una volta che ha portato al successo le sue iniziative, se ne stanca, per iniziarne di nuove, abbiamo cercato di dissuaderlo in ogni modo, tutti noi, ma lui segue solo le sue intuizioni e le sue passioni».
Le grandi debolezze e defaillance di Berlusconi sono altre e devono destare un altro ordine di riflessioni, dedicato anche a un genere femminile, che ha perso il rispetto di sé e non conosce la propria intima potenza adatta al governo del mondo. L'Italia è un Paese straordinario, la sua forma geografica è un bizzarro e beffardo disegno della natura, le sue città e i suoi paesi, il suo mare e le sue montagne sono un passaporto luminoso verso il mondo. Genova, letta con le parole di carne e dunque strazianti di Massimiliano, di Mavi Cascino, di Maurizio Gregoriani, di Sergio Maifredi, è parte intima solidale e segreta di tale realtà. Gli abitanti del territorio italico sono solari e anarchici (nel senso più edificante dell'autogoverno) pensosi e colmi d'invenzione, dedicati all'amore come nessun altro popolo.
E perché, allora, Genova e l'Italia non spalancano le ali e non volano? Perché non si permette ai suoi figli migliori di mostrare i loro mèriti e di esercitare le loro capacità? Perché il livore più macabro, le bassezze più confinanti la fanno da padrone? Perché il giornalismo alla Lotta Continua (alias Repubblica) e analoghi passeggia in modo scurrile sull'eccitazione della notizia, provocando solo le superfici della pelle?
Perché l'opinione pubblica viene fagocitata da rozzezze e corruzioni mentali come quelle di un Di Pietro, degno rappresentante dei dettati più incolti dell'umanità? Perché un sindacalismo ripiegato su se stesso e i propri poteri? Perché atti amministrativi di Enti e contro Enti insufficienti e dediti alla propagazione del clientelismo partitico? Perché ancora e ancora i mestieranti della piazza con le urla improprie? Perché i residuati bellici di una sinistra, che potrebbe essere alternativa di Governo? Perché i centristi Casini, in termini di fregi architettonici, si dannano l'anima per buttare via quanto di più sacro vi è nella vita, il VOLERE di un Popolo? Perché non si accettano le regole e l'ordine come connotati edificanti del nostro genere? In ogni Paese democratico del mondo esiste l'alternativa in termini di governo e di opposizione, certamente sostanziati da dialettiche interne. Evocare i fantasmi centristi dei Casini provoca solo caos e sconcerto. Eppure pare che i Casini siano intenzionati ad alleanze spurie (financo con l'Italia dei Valori... guardiamoci bene da quei valori!) pur d'inficiare la volontà di un Popolo. Perché tutto questo? Perché non contempliamo la forma estetica di Genova e dell'Italia?
Andandone fieri e sostanziandola con un corredo etico adatto al Governo e all'Amministrazione, all'apertura e al dialogo, ai sensi e alle ragioni. Genova straziante e segreta e Italia tutta come il tramonto della Mitteleuropea: sogno di luminose culture e follie letterarie. Noi, ma l'Europa tutta come Ulrich, cinico e straziante, straniante e pregnante al contempo, disperato e proiettato («L'uomo senza qualità» di Robert Musil, uno dei più grandi scrittori dell'umanità) in una dimensione visionaria e conturbante del cammino della vita. E riprendiamocela la vita, magari attraverso l'haiku di Kobayashi Issa «si fa largo tra la folla, brandendo un papavero».
2 L’EMOZIONE
Non riesco più

a trattenere le lacrime
Dal ferimento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi le mie lacrime non finiscono più di scendere.
Forza Silvio sei Grande!!!
Sono pronta a morire per il Grande Presidente Silvio Berlusconi. Non riesco più a scrivere il mio dolore è troppo grande.
Maria Scaramozzino
2 LA PREOCCUPAZIONE
Violenza e Facebook,

la doppia vergogna
Esprimo tutta la mia solidarietà e vicinanza al Presidente del Consiglio, Onorevole Silvio Berlusconi. Un atto di violenza quello subito dal nostro Presidente inaccettabile che dimostra quanto l'odio politico seminato in questi mesi stia sfociando in fatti di estrema gravità.
Sono sconcertata di fronte a tanta violenza. Quelle immagini del presidente ferito ed accasciato mi hanno fortemente colpita. Mi sono spaventata. Ho pensato che allora tutti noi che facciamo politica quotidianamente siamo in pericolo, così come è in pericolo la democrazia, la libertà di espressione, di opinione E tutto questo grazie proprio a coloro che di questi diritti pensano di essere i primi fautori e portatori.
Un atto vile che dimostra quanto l'istigazione alla violenza contro il Premier e la politica ad personam della Sinistra stia nuocendo al nostro Paese. E proprio il fatto che questo gesto sia stato compiuto da una persona che mentalmente appare debole e instabile dimostra quanto il tam tam mediatico di disprezzo contro il Presidente del Consiglio stia producendo i sui frutti peggiori e più pericolosi.
Ma ancora più vergognose sono le frasi che si trovano su Facebook e i gruppi che hanno preso vita sul social network a favore di quel Tartaglia. Una vergogna che grida vendetta. Questi gruppi devono chiudere immediatamente sono un offesa non solo per il Presidente del Consiglio ma anche per tutto il nostro Paese. E sono indignata anche contro le dichiarazioni di Di Pietro e di tutti gli esponenti di quel movimento che dovrebbero prendere le distanze da quelle gravi affermazioni e dall'odio di piazza professato dal loro leader e chiedere scusa.
Purtroppo questa istigazione alla quotidiana alla violenza è propria del modo di fare politica di certa Sinistra che predica bene ma razzola male: queste persone sono dei vili e dei vigliacchi e non meritano di essere italiani.
Maria Grazia Frijia
vice presidente cons. comunale Spezia
2 IL MESSAGGIO
Fate avere al presidente

tutta la mia solidarietà
Caro direttore, vorrei esprimere, attraverso le Vostre pagine, la mia più totale e sincera solidarietà al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi vittima di un deplorevole e scellerato atto di violenza scaturito dal clima intimidatorio e di odio che in questi mesi si respira contro la Sua persona.
RinnovandoVi la mia stima, Vi ringrazio e Vi porgo i miei più cordiali saluti.
Giulia Costigliolo Mascia
Consigliere Pdl Municipio VIII Medio Levante
2 L’ANALISI
Episodio grave, ma più gravi

le parole di Di Pietro
Solidarietà incondizionata al Presidente Silvio Berlusconi. Un attacco di violenza inaudita: pur compiuto da un folle, un gesto da stigmatizzare.
Tutto il Coordinamento Metropolitano Pdl Genova è compatto nel dimostrare la propria incondizionata solidarietà al Premier Silvio Berlusconi, per l'attacco subito al termine del comizio tenuto domenica pomeriggio a Milano.
Un'azione assurda, ingiustificata, di una violenza inaudita; un gesto che, seppur avvenuto ad opera di un individuo con conclamati problemi psichici, non può e non deve essere in alcun modo giustificato e va unanimemente condannato, senza se e senza ma.
La gravità dell'episodio assume sfumature sconcertanti se si pensa che, cronologicamente, segue quanto dichiarato pochi giorni fa dal leader dell'Idv, Antonio Di Pietro. In quell'occasione, come ricorderete, l'On. Di Pietro aveva affermato la necessità di passare dalle manifestazioni di piazza agli scontri di piazza. La sua è stata una mancanza imperdonabile, in quanto non ha ponderato la possibile ripercussione che le proprie parole potevano esercitare su quella parte di popolazione in cui l'istinto prevale sull'intelletto. La politica deve essere promossa attraverso il dialogo e un confronto pulito basato sul civile scambio di opinioni. In alcun modo la violenza può far parte di questo processo, pertanto qualsiasi iniziativa a scopo aggressivo deve essere isolata senza indugio.
Gianfranco Gadolla
Coordinatore Metropolitano Pdl Genova
2 FORZA SILVIO
Auguri di pronta guarigione

al premier aggredito
Caro dottor Lussana, solamente ora sono venuto a conoscenza della vile aggressione subita dal nostro Berlusconi ad opera, sembra, dello squilibrato di turno. Voglia, se è nelle Sue possibilità, far giungere al nostro Grande Presidente la solidarietà mia e della mia famiglia unitamente ai migliori auguri per una prontissima guarigione. Forza Silvio. Siamo tutti con Lei.
Enea Petretto
2 DOPPIOPESISMO
Le denunce che valgono

solo se rovinano l’Italia
Carissimo dottor Lussana, se l’onorveole Di Pietro acquista intere pagine di quotidiani europei per sputtanare il Governo e il suo Presidente del Consiglio è tutto nella normalità, ma se il Presidente Berlusconi denuncia, nella sede europea del Ppe, le anomalie italiane e politiche di una parte della magistratura e della Corte Costituzionale contro di Lui e del suo Governo, apriti cielo, succede il finimondo!
Questa maggioranza votata da 18 milioni di cittadini, dà fastidio, la frase del segretario del Pd Bersani, bisogna mandarlo a casa, la dice lunga. Berlusconi è un problema per l’opposizione, non per il popolo che lo ha votato.
Bruno Cacchiani
2 CONSEGUENZE NEFASTE
Colpa di una politica

che non rispetta i ruoli
Esprimo la mia più piena solidarietà umana al Signor Presidente del Consiglio. Questa iniqua aggressione di cui è stato vittima è il naturale risultato del clima di violenza antidemocratica del quale ci sono responsabilità culturali eccellenti. È il risultato di una politica viscerale, gridata, a volte anche con scorretto uso della grammatica, con irrazionale partigianeria e dove pare chiaro che le più alte cariche dello Stato debbano farsi garanti per spezzare il clima di avversione democratica che alcune istituzioni paiono perseguire, senza tenere il dovuto rispetto nei confronti dell'Esecutivo e del Legiferatore.
Gianrenato De Gaetani
2 ALTRI TEMPI
Nella Prima Repubblica

c’era più senso del «prossimo»
Se l’Italia è uno stato con valori alti di democrazia e se gli italiani sono «fatti» questo è il momento di battere un colpo.
Quello che è accaduto al nostro presidente del consiglio Silvio Berlusconi in piazza Duomo a Milano è un fatto di una gravità tale che dovrebbe unire tutti gli italiani di qualunque colore e provenienza politica.
Invece così non è.
Non ho ben capito se questa sia la Seconda o la terza Repubblica, ma una cosa è chiara nella Prima Repubblica c’era più senso del prossimo (non voglio dire anche dello Stato) come fratello e non come nemico da eliminare, anche fisicamente. Da Giorgio Almirante a Enrico Berlinguer.
Oggi il clima di scontro e di rifiuto continuo del dialogo, quello vero e non quello di facciata, dovrebbero far riflettere su quali e quanti valori poggia la nostra società civile. La politica è un derivato di quella civile, ma comunque sempre un derivato è. Certo, proprio come nella finanza, la società civile rappresenta il sottostante sul quale viene «costruita» la vita politica (è l’investimento). Il problema non è di poco conto, infatti, è sul modello di società edi valori che il paese sta scegliendo di cui si parla. Siamo arrivati ad un bivio: o si affronta la vita con toni e modi civili con al centro i valori cristiani di amore e condivisione con il prossimo di un percorso di vita nella diversità anche delle posizioni con al centro dell’esistere solo l’uomo come persona fatta di cuore, sentimenti e capacità nello stare insieme.
Oppure si va senza se e senza ma verso la rottura degli equilibri sociali di reciproca convivenza che rappresentano nel rispetto del prossimo (anche avversario) il fondamento dell’esistenza per la persona. Bisogna investire sulla persona e non sulle strutture mentali che alterano i comportamenti fra gli individui come oggi di fatto accade. La vita politica è l’esatta risultante di questo sforzo che da anni moltissime persone stanno facendo.Genova è la patria di questa cultura, dove non c’è nulla di assoluto e stabilito dalla morale e dai valori più alti insiti nell’uomo in quanto tutto si può e si deve mettere in discussione.
Questa è la risposta ai tantissimi tifosi (anche molti studiosi) che per anni hanno tifato contro la cultura del compromesso e del rispetto dell’avversario che qualche volta, in termini politici e sociali, è costato anche un passo indietro come se fossero roba «da italiani». Al riguardo si ricordi come il Gossip politico sia stato negli anni passati figlio prediletto del giornalismo dei paesi anglosassoni e da noi oggi è stato importato… per battere chi? Sempre e solo Berlusconi!
Secondo molti sull’altare del successo si sarebbe dovuto sacrificare qualunque cosa pur di vincere il confronto nella vita di tutti i giorni.Il modello della società iper competitiva che premia sempre chi osa, poi se offende o se si asfaltano le persone non è importante. Risultato? Questo. Una parte dell’opposizione continua ad insultare un uomo, il Presidente del Consiglio, colpito fisicamente dopo un comizio.


È la vittoria della cultura del relativo su quella dell’assoluto. Roba da pazzi!

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