Cronache

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In fondo a Viale Gambaro, storica arteria del cuore di Albaro, incastonati fra il Cus e i campetti da calcio, sorgono i «giardini dell'orrore». Potrebbe sembrare l'incipit di un nuovo libro di Stephen King, ma purtroppo è la realtà. Sì, perché il celebre parco di Villa Gambaro, in meno di vent'anni, si è trasformato da piccolo Eden in cui anziani e bambini potevano ritagliarsi momenti di svago e gioco, a parco degradato, maleodorante e, per di più, frequentato, durante la notte, anche da persone poco raccomandabili. Un tempo, il parco rappresentava uno dei fiori all'occhiello del salotto buono di Albaro, in una delle sue vie più rappresentative, un polmone verde ove ci si poteva rilassare all'ombra di una palma oppure fare due passi fino in cima al sentiero, dove si estende il piazzale tanto amato dai bambini per le infinite partite di pallone. Si pensi che il percorso sbucava a San Martino, Via Puggia, creando una specie di gemellaggio fra gli abitanti dei quartieri. Ad oggi, tracce di quel «locus amoenus» albarino non esistono più.
Il sentiero si è tramutato in un percorso da allenamento per marines, disseminato di buche profonde, pietroni e fogliame. Impossibile per un anziano percorrerlo senza rischiare una storta. Fiori neanche l'ombra, si possono invece notare alberi tagliati senza criterio con rami buttati in mezzo all'erba alta dove spuntano perfino grandi pezzi di ferro, vecchie recinzioni di lavori passati. L'accesso a San Martino è stato da tempo bloccato con un transennato e all'entrata dell'area, giusto per dare il benvenuto, si trovano cumuli di spazzatura che con il caldo emanano un odore nauseabondo. Molte panchine sono del tutto impraticabili e i muretti dove ci si potrebbe appoggiare, pericolanti. I bidoni della spazzatura sono rotti in più punti, lasciando così cadere per terra pezzi di legno del rivestimento esterno, i sacchetti, spesso, mostrano dei buchi.
E se tutto ciò non bastasse a strappare in mille pezzi la cartolina idilliaca dei giardini che furono, il parco, pressoché deserto per larghi tratti della giornata, si anima misteriosamente in alcune ore della notte. Ma non chiudono i cancelli? Sì, ma nella parte destra della cancellata d'ingresso è stato rimosso il filo spinato e divelta la separatoria in ferro. Il risultato? Un gigantesco buco attraverso cui poter passare a tutte le ore. Sono in molti, infatti, gli abitanti della via ad aver ammesso di aver visto strani movimenti vicino al parco anche al calar del sole. Brutte facce, barboni che contribuiscono all'increscioso degrado dell'area, abbandonando bottiglie, spazzatura e nel peggiore dei casi «facendosi». «Purtroppo se ci si addentra un po' fra gli alberi - ha spiegato Dedo, albarino doc, frequentatore dei giardini con la sua cagnetta Diana - si trova di tutto, anche siringhe. Ci sono persone, durante la notte, che vengono perfino a….Beh, al mattino trovo le prove, diciamo…». Giovani, probabilmente, che si rifugiano nei meandri del parco per dare sfogo alle proprie pulsioni, incuranti del rispetto per la legalità e per l'ambiente. In alcuni angoli, soprattutto vicino al muretto del piazzale principale, dove risulta più facile appoggiarsi, spuntano come funghetti fazzoletti bianchi e preservativi. Uno scenario ancora più agghiacciante, se si pensa che tutto ciò avviene in un quartiere residenziale come Albaro.
«Qui è tutto lasciato andare ormai - ha raccontato sconsolato Amedeo, guardiano volontario del parco - il Municipio passato aveva ristrutturato la parte alta, ma qui oltre ad opere di risanamento bisogna anche intervenire sulla mentalità degli albarini. Sono affezionato a questo posto ed essendo pensionato provo a darmi da fare, pulendo un po' il piazzale e controllando che di giorno non girino brutti ceffi. Ma molti abitanti della zona non sono così: per paura che arrivino i vigili a dare la multa a chi non porta il cane al guinzaglio o a chi abbandona la spazzatura, preferiscono lasciar morire l'area. Pensi che ho perfino sentito dire: meno male che hanno aperto un varco per uscire, così non c'è il rischio di rimanere chiusi dentro. Faccia lei.

Albaro, purtroppo, è anche questo».
(3/continua)

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