Cronache

La lezione di Massobrio quel «prof buono» amato dai suoi studenti

La lezione di Massobrio quel «prof buono» amato dai suoi studenti

In un certo senso è stata l'ultima lezione del professore Alessandro Massobrio. Una lezione postuma sul primato della cultura sulla politica. Perché venerdì sera, nella sala Polivalente del Comune di Bogliasco, a ricordare (a cinque anni dalla scomparsa) lo scrittore e giornalista «di destra» non c'erano ex compagni di lotta e di partito. C'era invece un suo ex allievo del Liceo Scientifico Martin Luther King: l'assessore alla Cultura di Bogliasco, Christian Moretti, che ha organizzato l'incontro intitolato «Massobrio, il prof. buono» con la collaborazione di Pierluigi Gardella del Centro Studi «Storie di Jeri» e del caporedattore dell'edizione genovese del Giornale, Massimiliano Lussana.
Un incontro (a cui ha partecipato anche il vicesindaco di Bogliasco, Gianluigi Brisca) che ha messo in luce un'immagine di Massobrio molto diversa da quella di combattente ardito che a tratti è emersa dal convegno della scorsa settimana al ristorante Piedigrotta con la partecipazioni di nomi di prestigio del centrodestra locale e nazionale. Tanto più che Moretti, eletto nella lista di Sinistra, Ecologia e Libertà, ha fatto una scelta politica diametralmente opposta a quella di Massobrio. Eppure, confessa: «Quando ho letto l'articolo del Giornale in ricordo di Massobrio mi sono venute le lacrime». E a seguire un fiume di ricordi: «È arrivato all'inizio della quarta e il primo giorno di scuola siamo rimasti un po' sconcertati dalla sua personalità. Ma quando, a fine anno, è girata voce che in quinta avremmo cambiato insegnante, abbiamo organizzato una sommossa e sottoscritto una petizione per farlo rimanere e ci siamo riusciti». «Era un grande insegnante e trasferiva una cultura superiore», assicura Moretti che aggiunge: «Noi sapevamo del suo impegno politico nei partiti di destra e della sua profonda fede cattolica, ma non ci ha mai indottrinato in alcun modo», anzi, «per noi erano gli anni della formazione e con lui potevamo veramente discutere di tutto, di cultura, di politica. Persino di sesso che riusciva ad affrontare con un garbo, un aplomb e usando perifrasi che riuscivano sempre a stupirci». E poi c'erano i famosi taccuini in cui «il professore annotava ogni cosa». Erano i primi anni novanta, ricorda Moretti. Gli anni dei suoi romanzi come «Bambinaccius da Genova» o «Rotta su Itaca, il viaggio e le avventura di Ulisse». Ma anche di volumi dedicati all'infanzia (come «Don Chisciotte della Mancia raccontato ai ragazzi») o trattati storico-letterari che «davano sempre ampio spazio alle tradizioni popolari, al dialetto e alla poesia vernacolare secondo lo spirito proprio del nostro Centro Studi», spiega Gardella usando le stesse parole del professore. Una vastità di scritti annotati sui suoi taccuini fino a quando, racconta Moretti, «siamo andati a casa sua e lo abbiamo convinto ad acquistare un computer». «Da quel momento - ricorda la moglie Laura che ha partecipato all'incontro insieme ai figli Alessio e Chiara - non ho più dovuto passare intere giornate a trascrivere a macchina i suoi appunti».
Dei saggi dedicati al mondo ecclesiastico (come «Storia della Chiesa a Genova dalla fine della Repubblica aristocratica ai giorni nostri») e della sua collaborazione a Il Cittadino ha invece parlato il parroco della Natività di Maria di Bogliasco, don Silvio Grilli. Don Grilli ha anche ricordato «con che passione e semplicità teneva una rubrica sulle opere liriche allestite al Carlo Felice».

Insomma, un uomo di cultura, un insegnante capace di far dire a un suo alunno: «mi manca incontrare persone come lui, capaci di esprimere idee diverse ma educatamente e con serenità».

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