Cronache

Quei «lavori in corso» per pulire i fiumi che non iniziano mai

(...) A Nervi, tanto per dire, è crollata la più grande e longeva palma del viale della stazione. «In corso» significa anche sabato e domenica, perché l'alluvione se arriva non guarda certo il calendario delle festività e tantomeno dovrebbe fare la messa in sicurezza della città. E invece? Invece succede che sui letti di quei rivi, il Bisagno, il Fereggiano, il Polcevera, il Chiaravagna di ruspe al lavoro per tagliare gli alberi o anche solo togliere la vegetazione infestante ieri non ce n'era nemmeno una. Anzi, per la precisione, una sì: a Fiumara, alla foce del Polcevera per creare un argine dove far defluire il fiume. Succede che i letti di quei fiumi che negli anni scorsi sono esplosi ed esondati, spazzando via tutto quello che hanno incontrato sul loro corso, sono ancora pieni di alberi, detriti e quant'altro. E allora, la pulizia «in corso» che fine ha fatto? Il viaggio comincia da Borgo Incrociati, da Marassi bassa dove scorre il Bisagno. Qui dal fondo del fiume spuntano le ruote di un motorino sepolto da chissà quale piena. Dall'altro lato della sponda, c'è un accampamento di zingari e tutt'intorno erbacce e piante. «Sono venuti i primi di agosto a tagliare un po' di erba, ma poi basta - racconta l'edicolante di piazza Manzoni -. I tombini li ha visti? Erano già pieni l'altro giorno quando è arrivata la prima pioggia...». Andando su verso via Fereggiano, la strada ormai è un senso unico per i lavori di messa in sicurezza del rivo «incriminato», qui dove iniziò la tragedia l'anno scorso. Il cantiere è aperto da mesi ormai, ma l'intervento è ben lontano da essere terminato. Da un lato una ruspa sistemata su un terrapieno, ovviamente ferma, e in fondo il letto del fiume che, dopo un budello stretto tra due sponde, si incanala sotto un ponte pieno di detriti e arbusti. E se arrivasse una piena, sarebbe sufficiente lo spazio tra i detriti e il tetto del canale? E poi, perché è ancora in questo stato, non doveva essere già pulito e non avrebbero dovuto lavorare oggi, ieri, domani, insomma al più presto per pulirlo come diceva l'annuncio di Tursi?
«Il Comune effettua ogni anno un'attività di manutenzione sui rivi e torrenti sulla base di un cronoprogramma, in cui sono stati inseriti tutti gli interventi, concordati con i municipi e realizzati da Aster, sotto il coordinamento della direzione manutenzioni del Comune, in accordo con la Provincia», assicurava venerdì sera l'assessore ai lavori pubblici e manutenzioni di Tursi, Giovanni Crivello. «Gli interventi riguardano l'eliminazione del materiale di sovralluvionamento e la riprofilatura degli alvei e l'eliminazione della vegetazione infestante. La prima attività consiste nella rimozione dei materiali rocciosi e di sedime alluvionale trasportati e accumulati in particolari punti dell'alveo». Ma oggi è sabato, il giorno dopo e qui di gente al lavoro non c'è nemmeno l'ombra.
Tappa numero tre. Molassana, nella parte alta del Bisagno. Dove l'anno scorso, qualche giorno prima dell'alluvione, il «Giornale» aveva scattato delle fotografie per far vedere lo stato del letto del rio pieno di alberi. E dove oggi, dopo quasi un anno, un'alluvione e sei vite andate perdute, gli alberi ci sono ancora come una piccola foresta in mezzo al fiume. «Tagliarli? Ma va. Vengono qui con le ruspe e giocano, ci passano sopra e basta. L'importante è prendere i soldi», dicono gli abitanti. E se arrivasse una piena, quegli alberi che fine farebbero, verrebbero trascinati via fino a fare da tappo in qualche punto più stretto del fiume, o lo farebbero già uscire dagli argini qui sopra? Ma non doveva essere già pulito come diceva Tursi l'altra sera?
«La rimozione della vegetazione infestante consiste nel taglio di alberi e arbusti spontanei con un diametro del tronco superiore a 10 cm che si radicano nel letto dei torrenti e che possono rappresentare un rischio in caso di piena», dichiarava venerdì sera alle agenzie l'assessore Crivello.
Tappa numero quattro: a Bolzaneto il letto del Polcevera non è così diverso dagli altri, pieno di vegetazione, con un tronco d'albero in mezzo al letto, arbusti e quant'altro. Qualcuno ha pure recintato una piccola oasi con una pozza d'acqua in mezzo e tutt'intorno piante e fusti. A Pontedecimo, sul ponte sopra l'affluente del Polcevera, resiste solo l'accampamento degli zingari. Il letto del fiume, manco a dirlo, è una distesa di varia vegetazione. Eppure il Comune aveva assicurato che la vegetazione sarebbe stata frantumata da un «biotrituratore montato su un escavatore cingolato» e i fiumi sono ancora in questo stato? «Vorrei precisare, anche perché in città è ancora vivo il ricordo dell'alluvione e le preoccupazioni sono comprensibili che non tutta la vegetazione presente negli alvei è da estirpare, quella erbacea viene lasciata sul posto perché contribuisce a ridurre sia l'erosione, sia il trasporto solido durante le piene. I cittadini che vedono del verde negli alvei non devono allarmarsi», aveva detto venerdì sera Crivello.
Sabato mattina però è arrivata la pioggia e in via Fereggiano hanno iniziato a tremare al ricordo. «Lunedì scorso è venuto il sindaco con tutto il suo codazzo, poi più niente. Hanno fatto le foto e via. Li ha più visti lei? Ma quali pulizie..Se viene la metà dell'acqua dell'anno scorso, qui moriamo tutti annegati». Ma Tursi non aveva detto che...

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