A San Martino si produce miele

In tempi di crisi come questo, anche far mangiare a scuola i figli può incidere in maniera consistente nei bilanci delle famiglie. Considerando poi che molto frequentemente entrambi i genitori lavorano, la mensa scolastica risulta pertanto indispensabile. Ne sanno qualcosa i genovesi visto che i refettori del capoluogo ligure sono i più cari d'Italia: un bimbo che mangia a scuola costa 6,50 euro al giorno e, calcolando un minimo di almeno 200 giorni di lezioni per le primarie, la spesa risulta pari a 1300 euro all'anno. Una cifra nettamente superiore ai 3 euro di Roma (600 euro annui) o ai 3,40 di Milano (680 euro). Eppure nel nostro capoluogo sono presenti un gran numero di famiglie con basso indice Isee che avrebbero diritto a beneficiare di una riduzione. Inoltre a Genova, a differenza delle altre città, non sono previste agevolazioni per chi ha più di un figlio a usufruire del servizio. Per questi motivi il gruppo consiliare del Pdl nel Municipio Medio Levante ha presentato una mozione che è stata approvata all'unanimità (nei prossimi giorni sarà proposta dagli «azzurri» anche nei Municipi del Levante e della Bassa Valbisagno) affinché si faccia chiarezza presso Comune e assessorati competenti sui dettagli dei costi e sulle quote spettanti all'azienda ristoratrice (nel Medio Levante è la Ladisa) e allo stesso Comune. «Vogliamo sapere - spiega la consigliera Tiziana Notarnicola - quale sia la finalità pubblica che perseguono queste somme: utilizzo per finanziare progetti scolastici, edilizia scolastica o altro? Inoltre ci chiediamo per quale motivo non siano previste agevolazioni per chi ha più figli».
Un altro argomento dibattuto in consiglio è stato quello sulla situazione delle spiagge di Corso Italia (circa 3 chilometri di litorale sui 10 totali del Comune) con particolare riferimento al cosiddetto «Proud», la legge di utilizzo del demanio marittimo varata dalla giunta Vincenzi che regola la gestione e l'affidamento dei tratti balneabili della costa tra Vesima e Nervi. Questa legge stabilisce quali siano i tratti «liberi» e quelli no: inizialmente il Comune pensava di realizzare la spiaggia libera cancellando alla scadenza della concessione i Bagni Roma, successivamente è stata accettata la proposta dei balneari di crearne una alla Marinetta nell'area in cui dovrebbe sfociare lo scolmatore del Fereggiano il cui progetto, però, è ancora in itinere. «Dal dibattito è chiaro che la maggioranza di sinistra ritiene l'11% di spiagge libere in Corso Italia una percentuale bassa - ha detto il consigliere del Pdl Fabio Orengo -. Noi, senza fare demagogia, pensiamo che si debbano rispettare le concessioni nei confronti degli stabilimenti che, in alcuni casi, hanno anche effettuato importanti investimenti come l'accesso per i portatori di handicap. Nei bagni privati, inoltre, il cittadino si sente più tutelato dal punto vista della sicurezza a differenza di quanto avviene in spiaggia libere».


Infine, il consiglio municipale ha approvato all'unanimità una curiosa mozione: in apposite aree, con molta probabilità quelle abbandonate alle spalle di San Martino, gli studenti dell'istituto agrario «Marsano» potranno dedicarsi all'antico mestiere dell'apicoltura.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica