Cronache

Se Paolo Rossi fa l'Omero la Liguria diventa un'Odissea

Se Paolo Rossi fa l'Omero la Liguria diventa un'Odissea

Non può esistere l'Odissea senza la voce del mare e di chi racconta le vicende di Ulisse. Così il regista teatrale Sergio Maifredi ha pensato di portare il racconto dell'eroe perso nel Mediterraneo alla sua dimensione naturale: un racconto orale, che parla del mare e «ruba» alle onde il ritmo per le parole.
L'Odissea recitata da famosi attori in suggestivi luoghi marini della Liguria è la parte principale dell'edizione 2013 di «Teatri possibili», la rassegna ideata e diretta da Maifredi che sposta gli spettacoli dalle sale tradizionali a palcoscenici naturali inconsueti. Dal 29 giugno al 26 luglio la terrazza sul mare di Albisola Superiore, la piazzetta dei pescatori di Chiavari, lo scalo di Pieve Ligure e la piazza di Portofino ospitano «Odissea, un racconto mediterraneo»: tredici date, ogni volta un canto diverso della leggenda omerica, recitato o letto da personaggi la cui scelta è stata dettata da un criterio preciso. «Il problema è arrivare al pubblico - spiega Maifredi - ma non lo si risolve coinvolgendo volti televisivi che richiamerebbero la gente ma faticherebbero a tenere la scena. Allo stesso modo, non volevo affidarmi ad attori che, pur essendo grandi professionisti, sono troppo abituati all'ambiente chiuso del teatro». Insomma, servivano dei fuoriclasse. Ecco quindi che l'Odissea estiva di «Teatri possibili» avrà i volti e le voci, tra gli altri, di Moni Ovadia, Ascanio Celestini, Giuseppe Cederna, Paolo Rossi. La scelta di quest'ultimo è significativa: «Paolo viene dal cabaret milanese, è un maestro nel reggere la scena in ogni condizione. Davanti alla prospettiva di fare un'Odissea ha messo le mani avanti: “Sono un perito chimico, non un letterato: mi limiterò a leggere parola per parola”. Leggerà, ma le sue note a margine e i suoi commenti saranno meravigliosi».
Ma l'Odissea estiva ligure è solo il punto da cui salperà un progetto di respiro ben più ampio, già battezzato «Il Gran Teatro del Mare». L'idea nasce da un reportage scritto a suo tempo dal nostro Ferruccio Repetti, che aveva raccontato la lunga rotta di un cargo da Genova al Sudafrica. «Vorrei - spiega Maifredi - che Genova recuperasse quella cultura del mare che ha perso negli ultimi anni. Vorrei che la vita e le storie di chi lavora con il mare, a terra o a bordo, continuassero ad essere studiate e raccontate». Il progetto prevede un coinvolgimento di tutte le scuole della Liguria in una riscoperta della letteratura del mare e, successivamente, il trasferimento dell'Odissea 2013 in luoghi ancor più adatti alla vicenda: i porti di Genova, Savona e La Spezia.
Il programma 2013 di «Teatri possibili», come sempre, è un incrociarsi di rassegne ed eventi che si prestano l'uno all'altro. Così Moni Ovadia che il 16 luglio interpreta Omero a Pieve Ligure è anche una data del Festival degli scali marini, così come - sempre a Pieve - Bjorn Larsson che racconta le avventure del pirata Long John Silver il 23 agosto vale pure come apertura della rassegna «Dialoghi sulla rappresentazione». Una serie di incontri, questa, che stavolta è dedicata al tema della paura. Tra gli ospiti Dario Argento, uno che di spaventi se ne intende, e - anticipa Maifredi - «un famoso calciatore, la cui presenza deve ancora essere confermata, che parlerà della paura di tirare un calcio di rigore, lui che è stato protagonista di un famosissimo errore dagli undici metri». In mancanza di contratto il regista genovese non fa nomi, ma il profilo di Roberto Baggio e del suo codino sono abbastanza riconoscibili.
I «Teatri possibili», conclude Maifredi come un fiume in piena, «portano anche proposte a lungo termine per la cultura ligure. Da sempre promuovo l'idea di un circuito teatrale pubblico ligure, sul modello di quello pugliese, con cui riunire le strutture della nostra regione, per ottimizzare le spese». Ma gli amministratori pubblici «sembrano ormai degli amministratori di condominio alle prese con le bollette e le fatture». I soldi pubblici per la cultura? «Ci sono, ma sono chiusi in fondazioni e società a partecipazione pubblica a cui hanno accesso sempre i soliti soggetti». Eppure «a Milano, la Scala, bombardata nel 1943, fu ricostruita e riaperta nel '46, nel pieno della povertà del dopoguerra.

Non so se allora qualche milanese si sia lamentato delle risorse pubbliche impiegate nel teatro anziché in altri settori, ma di sicuro l'Italia si è rialzata grazie ai teatri e alla cultura».

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