Cronache

La sfida dell'Archivolto con i grandi senza cachet

«La stagione si farà, e sarà più vitale che mai». Invischiato in una lotta per la sopravvivenza che di giorno in giorno diventa sempre più difficile, il teatro dell'Archivolto risponde alle avversità nell'unico modo possibile: organizzando per il 2013-14 un cartellone di tutto rispetto, al livello dei precedenti se non superiore, e presentandolo in anticipo. «I ventidue dipendenti lavorano senza stipendio da febbraio, ma ce la stiamo mettendo tutta per andare avanti e non ci arrenderemo», proclama con orgoglio la direttrice Pina Rando. Il risultato di tanta cocciutaggine si traduce, al momento, in fiumi di solidarietà: da parte della gente, con duemila firme cartacee e 13mila on line per la petizione «Il teatro dell'Archivolto e il teatro Modena devono sopravvivere», e da parte della comunità artistica: quasi tutti gli attori e le compagnie in scena nella prossima stagione hanno rinunciato al cachet prestabilito e si accontenteranno di una percentuale dell'incasso. Claudio Bisio, Stefano Bollani e Neri Marcorè faranno di più: tra settembre e ottobre verranno a Sampierdarena gratis, per tre serate speciali a sostegno dell'Archivolto.
E così il direttore artistico Giorgio Gallione può annunciare che il teatro andrà avanti a testa alta. Sedici gli spettacoli già confermati, altri si aggiungeranno. «Nel cartellone - fa notare Gallione - non c'è un solo titolo che faccia parte della letteratura teatrale tradizionale, il che evidenzia il ruolo culturale che l'Archivolto ha saputo ritagliarsi a Genova».
Sul palco del Modena vedremo quindi i nuovi spettacoli di Ascanio Celestini e Neri Marcoré. Il primo, «Discorsi alla nazione» (2 e 3 novembre), è costituito dai comizi immaginari di una serie di aspiranti dittatori, tutti interpretati dall'attore romano; il secondo, «Beatles Submarine» (1-4 marzo), prodotto proprio dall'Archivolto, è uno show-concerto di Marcoré con la Banda Osiris, nel quale vengono liberamente interpretate le canzoni e le storie che hanno fatto la leggenda dei quattro di Liverpool. Tra le nuove produzioni anche «Apocalisse» (a marzo, date da definire), con Ugo Dighero che reinterpreta tre racconti di Niccolò Ammanniti, e una «joint-venture» fortemente voluta da Gallione tra il teatro genovese e l'autore americano Paul Auster: due spettacoli («Spazi bianchi» e «L'invenzione della solitudine», quest'ultimo con Giuseppe Battiston) sperimentali, mai visti in Italia. Con lo scopo dichiarato di «aiutare gli amici», a Sampierdarena si rivedrà l'11 marzo Daniel Pennac con un nuovo monologo (in francese, con sovratitoli): «Journal d'un corps», in cui lo scrittore francese impersona un uomo che per tutta la vita annota su un diario i cambiamenti e le sorprese del proprio corpo. Tra i ritorni, «Berlinguer, i pensieri lunghi» con Eugenio Allegri (15 e 16 novembre) e «La misteriosa scomparsa di W», di Stefano Benni con Ambra Angiolini (17-18 gennaio). Confermati anche due appuntamenti tradizionali: il 29 novembre quarta edizione della «Notte degli scrittori», con - tra gli altri - Giancarlo De Cataldo e Michela Murgia, mentre il 25 gennaio la compagnia teatrale di operette sarà nuovamente ospite con «Il paese dei campanelli».
Lo sforzo nell'organizzazione della stagione è sottolineato da Gallione, che si lascia andare ad una metafora calcistica: «L'Archivolto riceve dal Fondo unico per lo spettacolo la stessa cifra che percepiva quando era una semplice compagnia teatrale con sette dipendenti: come continuare a distribuire i proventi degli incassi della Serie A in base ad una classifica degli anni '50. E' una situazione che può essere modificata solo a livello politico, ma finora nessuno ne ha avuto la voglia o il tempo». Considerando che è venuto meno anche l'apporto della Fondazione Carige, solo il 25 per cento degli introiti dell'Archivolto deriva dai contributi: il 75 per cento è ricchezza «vera», proveniente dalla vendita degli spettacoli prodotti. «Una proporzione - assicura Gallione - che ci rende quasi delle mosche bianche nel sistema teatrale. Noi dobbiamo produrre spettacoli e venderli: ma per renderli appetibili devono vedere la partecipazione di grandi professionisti».


Ridurre, come è stato suggerito, il «peso» delle produzioni, secondo il direttore artistico non farebbe altro che accelerare la fine dell'Archivolto.

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