Cronache

«Squadra molle, noi davamo l'anima»

Sono passati poco più di 22 anni dall'ultima affermazione del Genoa in Serie A a Torino contro la Juventus. Un'eternità calcistica. Era il 20 gennaio del 1991 e un gol dell'ariete ceco Tomas Skuhravy al 37° del primo tempo, permetteva al Grifone guidato da Osvaldo Bagnoli di imporsi, a domicilio, sulla Juve di Maifredi, Baggio, Hassler e Schillaci. Da quel momento sotto la Mole per i rossoblu sono arrivate sette sconfitte e due pareggi, l'ultimo dei quali lo scorso anno, un 2-2, con il gol nel finale di Caracciolo. Per uscire dal momento negativo e abbandonare il terzultimo posto in classifica, probabilmente, questo Genoa avrebbe proprio bisogno di un trascinatore vero, di un leader alla Skuhravy. Abbiamo chiesto all'ex numero 10 ceco, che ora si divide tra impegni di lavoro a Praga e in Liguria, di spiegarci come la squadra del neo tecnico Ballardini può superare questo delicato periodo e cosa è necessario per ripetere l'impresa compiuta tanti anni fa.
Se la ricorda quella fredda giornata di gennaio del 1991?
«Credo che non la dimenticherò mai. Ricordo la punizione di Branco, il contrasto vinto con Julio Cesar e poi la parata di Tacconi. Sulla respinta però non ho sbagliato. E alla fine abbiamo meritatamente vinto»
Quella resta ancora la migliore stagione del Genoa dal dopoguerra ad oggi?
«Eravamo un grande gruppo, guidati da Bagnoli, che era il nostro maestro. Siamo arrivati quarti in campionato e io e il mio amico Aguilera abbiamo fatto 15 gol a testa. E così ci siamo qualificati alla Coppa Uefa».
Un grande gruppo. Forse è proprio quello che manca al Genoa attuale?
«Secondo me è un problema di testa. Domenica ero allo Stadio e contro il Catania ho visto una squadra molle, senza la giusta voglia di lottare, di dare tutto per questa maglia. Noi eravamo diversi. Potevamo perdere, ma in campo ognuno doveva dare l'anima».
Si aspettava ad inizio anno una situazione del genere? Come se ne esce?
«Sinceramente no. Non ho mai visto il Genoa in queste condizioni. Per uscire da questo periodo bisogna stare nello spogliatoio e io purtroppo non ci sono. Però la soluzione è il dialogo: parlare direttamente con i giocatori e capire quali sono i problemi».
E quindi Preziosi ha fatto bene a cambiare l'allenatore?
«Questo lo diranno i risultati. Forse però serviva davvero una scossa. Occorre qualcuno che lavori sulla testa dei calciatori e li metta davanti alla triste situazione: se non si combatte, si retrocede. Solo un gruppo unito può raggiungere l'obiettivo».
Quante possibilità ha il Genoa di vincere a Torino?
«Pochissime. La Juventus è una squadra solida, forte e che in casa non sbaglia praticamente mai. Parlare di impresa genoana è quasi proibitivo».
Ma lei crede davvero che il Genoa possa retrocedere?
«Abbiamo Juventus, Lazio, Parma e Udinese nelle prossime quattro partite. C'è il concreto rischio di non fare punti. E se non si fanno punti si perde troppo terreno da quelle davanti in classifica».
Sì, ma la rosa del Grifone è superiore a quelle delle altre squadre in lotta per la salvezza…
«Il Genoa ha giocatori importanti, ma quando devi giocarti ogni partita come fosse l'ultima non conta. Contano le motivazioni. E ci sono squadre abituate a giocarsi la salvezza ogni anno, mentre i rossoblu hanno troppi giocatori che non ne sono abituati».
Lei che è stato un grande attaccante, chi deve giocare tra Borriello, Floro Flores e Immobile?
«Chi ha più voglia. Borriello e Floro sono esperti, ma devono caricarsi la squadra sulle spalle.

Immobile deve far vedere se può avere futuro nel nostro campionato».
E nel panorama internazionale, ci indica un nuovo Skuhravy?
«Ci sono tanti attaccanti forti in Europa, ma io ero unico. Provi a chiedere ai tifosi del Genoa».

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