Cronache

Stazione ferroviaria di Prà, discesa all'infernoIl reportage

Scendo dal treno Regionale a Genova Prà, mi sono incuriosito per questa nuova stazione ferroviaria o meglio per il suo contorno di degrado, percorro la passeggiata a mare, guardo le linde ed ordinate casette dei pescatori, le loro barche ormeggiate in fila e tirate a lucido, poi supero una cancellata arrugginita e passo il confine tra la tranquilla normalità e l'ordinario degrado accompagnato dalla indigenza più nera.
Attraverso un terreno fangoso, sottostante il viadotto ferroviario, dove non arriva neppure il sole, il tanfo di escrementi e di urina è fortissimo, cammino su una distesa di rifiuti, dove c'è proprio tutto: stracci, materassi, scarpe, pneumatici, batterie il tutto immerso in pozzanghere di acqua nera e puzzolente.
Vedo anche alcune scalette che portano a degli anfratti tra i travoni in cemento armato con accanto delle pentole e delle bottiglie, evidentemente dei rifugi dove infrattarsi.
Continuo a camminare, sollevando bene le scarpe per non sprofondare nei rifiuti umidi e appiccicosi, entro in una valletta artificiale, i cui lati sono una gettata di cemento e il tetto è il viadotto.
Davanti a me una parete piena di disegni e scritte a colori vivaci, il colore predominante è il blu. Non credo ai miei occhi, al centro della valletta, addossato al muro coperto dai graffitari, c'è un giaciglio, un materasso con delle coperte e il cuscino azzurro o meglio che un giorno doveva essere di questo colore, il tutto appoggiato su un platò di legno che a sua volta è sostenuto da alcuni laterizi di cemento.
Una giacca marrone è appesa alla parete con un chiodo e sotto ci sono delle valigie, vedo anche delle pentole, scarpe e ciabatte. Ai piedi del giaciglio un skateboard.
Pochi metri più in là i resti di un falò, forse un barbecue, qua si mangia anche. Terribile, qui la puzza è intollerabile. La miseria è palpabile. Qualcuno, dorme e vive sotto questo viadotto, appoggiando la testa su questo lurido cuscino e cercando di superare la notte, fra treni che passano sopra la sua testa e fra il freddo e l'umidità che sono incontrastati padroni del buio. Per meglio isolarsi dal freddo, l'ignoto abitante ha steso un telo di plastica blu sopra le coperte.


Non ho mai visto una cosa simile, accanto al mare, al sole, ai pescatori, ai pensionati che frequentano le loro società di mutuo soccorso.

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