Gerard, il primo bimbo nato da un embrione «adottato»

Mamma Eva, 41 anni, è rimasta incinta grazie all’impianto di un ovocita fecondato e poi congelato da un’altra coppia sette anni fa. Altre 33 donne hanno già fatto lo stesso

da Milano

Gerard, 50 centimetri per tre chili abbondanti di peso, è un neonato come tanti altri, ma che già venendo alla luce si è conquistato un primato: quello di primo nato da un embrione «adottato» congelato. Mamma Eva, di 41 anni, nove mesi fa si è sottoposta alla tecnica di fecondazione assistita, utilizzando un embrione congelato sette anni fa. Per la precisione, i genitori naturali si erano sottoposti a un trattamento di fecondazione in vitro dalla quale erano nati due gemelli, dopo di che tre embrioni in soprannumero erano rimasti congelati nel laboratorio di riproduzione assistita. Finché due di essi furono scongelati trasferiti a Eva e di questi due, uno, il piccolo Gerard, ha avuto «un’evoluzione favorevole».
Gerard ha quindi due «fratelli» gemelli di sangue che hanno oggi sette anni ma che non arriverà verosimilmente mai a conoscere.
Il tutto è avvenuto in Spagna, a Barcellona, all’Istituto Marques, che ha seguito tutta la fase del concepimento, della gravidanza e del parto, che, come ha raccontato la madre stessa si è svolto in modo assolutamente normale e senza alcun problema. Come lei, altre 33 donne sottopostesi al medesimo trattamento sono incinte e di queste, sette sono italiane. Per due donne, non italiane, è previsto che partoriscano già nel mese di settembre.
Gerard è il primo frutto del Programma di adozione di embrioni lanciato nei mesi scorsi dall’Istituto Marques e diretto dalla dottoressa Olga Serra. Il programma è un’iniziativa pilota volta a utilizzare «embrioni provenienti da pazienti sani che hanno realizzato un trattamento di fecondazione in vitro e hanno già completato il proprio desiderio riproduttivo», ha spiegato l’Istituto. Fra gli obiettivi del programma c’è quello di salvare gli embrioni da un possibile impiego nella ricerca scientifica sulle cellule staminali dopo che nei mesi scorsi il governo spagnolo aveva autorizzato l’uso di embrioni congelati in soprannumero per la ricerca scientifica, ed è stato dato il via ai primi progetti.
La mamma di Gerard aveva deciso nove mesi fa di adottare un embrione congelato di fronte alla difficoltà di concepire un figlio con il suo attuale compagno, sottoposto a chemioterapia in seguito a un cancro.
Un’iniziativa che parte dalla Spagna, ma che raccoglie consensi all’estero. Fino ad oggi oltre 200 donne o coppie provenienti dalla Spagna e dall’estero si sono interessate all’adozione di embrioni. Di queste, precisa il Marques, 91 hanno completato il trattamento, mentre altre 56 sono sul punto di cominciarlo. L’incidenza di coppie straniere, soprattutto provenienti da Francia, Italia e Portogallo, è assai alta nel programma e supera il 30%. La dottoressa Serra ha spiegato che fra le donne, che debbono essere sane e maggiorenni, le quali decidono l’impianto di un embrione congelato, vi sono quelle che fanno parte di una coppia con problemi di sterilità, altre che vogliono avere un nuovo figlio dopo averne perso uno oppure si tratta di donne single od omosessuali le quali ritengono che l’adozione di un embrione sarebbe più accettata della inseminazione artificiale.

Ma, spiega Serra, non mancano coppie che hanno già figli e «per ragioni etiche si propongono questa nuova forma di paternità», allo scopo di «evitare la strumentalizzazione a fini scientifici» degli embrioni in soprannumero.

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