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L'attacco vigliacco al nipote di un innocente

Paolo Signorelli è un bravo ragazzo e un bravo collega che nei giorni scorsi è approdato al ruolo di capo ufficio stampa del ministro Lollobrigida

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Paolo Signorelli è un bravo ragazzo e un bravo collega che nei giorni scorsi è approdato al ruolo di capo ufficio stampa del ministro Lollobrigida. Porta lo stesso nome del nonno, professore ideologo della destra durante gli anni bui dei terrorismi contrapposti che fu più volte processato per fatti gravissimi ma sempre assolto tranne in un caso minore e indicato da Amnesty International tra le vittime di trattamenti carcerari disumani. Gianluca Di Feo, invece, è un ex cronista di razza approdato alla vicedirezione di la Repubblica e da quel momento imbrigliato nelle logiche del giornalismo ideologico e fazioso al punto da raccontare come uno scandalo la nomina di Paolo Signorelli «nipote dell'ideologo del terrorismo nero» e addirittura super tifoso della Lazio.

A corto di dossier confezionati da procure e servizi con l'aria che tira i cordoni della borsa si sono stretti a la Repubblica il fango se lo producono in casa: il nipote di un non omicida approda in un ministero. E allora? Pensare che loro un assassino conclamato

autore dell'omicidio del commissario Calabresi, il terrorista Adriano Sofri, l'hanno ospitato per anni con tutti gli onori sulle loro colonne.

Non so chi fosse il nonno di Di Feo né chi siano i nipoti di Sofri, ma so che noi non ci occuperemo di loro, soprattutto mai in modo così vigliacco.

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