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A scuola arrivano le "quote azzurre": cosa cambia nei concorsi

Le nuove regole dovrebbero sancire un nuovo metodo di reclutamento dei presidi: a parità di merito al termine delle selezioni e nelle graduatorie ai maschi verrebbe garantita la precedenza

A scuola arrivano le "quote azzurre": cosa cambia nei concorsi

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Invece delle consuete "quote rosa", nel mondo della scuola a prevalere saranno le "quote azzurre". Un'inversione di tendenza che avrà ripercussioni importanti, in particolare sul concorso per dirigenti scolastici. Attualmente, la maggior parte dei presidi in Italia sono donne, anche perché ad avere la maggioranza nel corpo docenti è il genere femminile: ben 580mila professoresse su 700mila insegnanti di ruolo in cattedra. Numeri schiaccianti che in qualche modo condizionerebbero anche la graduatoria per dirigenti scolastici (otto su dieci sono donne). Il ministero dell'Istruzione e del merito ha deciso di intervenire apportando alcune modifiche concrete sui concorsi.

Il canale preferenziale per i candidati maschi

Le nuove regole dovrebbero sancire un nuovo metodo di reclutamento dei presidi: a parità di merito al termine delle selezioni e nelle graduatorie ai maschi verrebbe garantita la precedenza. La novità, però, non sembra piacere a tutti. I sindacati, per esempio hanno già bocciato l'idea, ma il ministero dell'Istruzione non demorde. La norma per le "quote azzurre" è una conseguenza del decreto legge dello scorso mese di giugno che disciplina l'accesso agli impieghi in tutte le pubbliche amministrazioni. Un elemento importante, come riporta il quotidiano Il Mattino, verrà inserito nel bando concorsuale: dovrà essere indicata la percentuale di rappresentatività dei generi, calcolata al 31 dicembre dell'anno precedente. Così, quando si farà ricorso alla graduatoria a scorrimento per assumere nuovi dipendenti pubblici, a partità di titoli e meriti, verrà scelto il candidato che appartiene al genere meno presente.

Fa eccezione la Sardegna

Nel mondo scolastico, come già detto, la disparità di genere a favore delle donne è netta. Solo in Sardegna c'è un certo equilibrio. Il differenziale a cui la norma fa riferimento è sotto il 30% e quindi in quel caso le "quote azzurre" non verranno applicate. L'eccezione, in ogni caso, conferma la regola, dato che il divario è netto in tutto il resto d'Italia. Da un'indagine effettuata dal portale Tuttoscuola, le docenti sono l'83% del totale e nel 2001 erano il 78%.

I dati

Ma la maggiore presenza di donne nel mondo scolastico è datata di oltre vent'anni. A far pendere maggiormente la bilancia verso il genere femminile sono le scuole dell'infanzia e le elementari dove le insegnanti donne sono quasi il 100% del corpo docenti. Alle medie e alle superiori, invece, il numero dei professori maschi aumenta considerevolmente, anche se la forbice a favore del genere femminile si sta allargando sempre di più. La presenza delle insegnanti donne alle medie supera il 78% del corpo docenti mentre nel 2001 era al 75%. Alle superiori è arrivata al 67%, quindi in cattedra ci sono due donne su tre, contro il 59% registrato nel 2001.

Le differenze nelle diverse regioni

I numeri cambiano anche a seconda delle regioni. Le donne spadroneggiano nel Lazio (l'85% del corpo docenti). A seguire il genere femminile prevale nelle scuole della Liguria (l'84,6%) e della Lombardia (l'84,2%). In Europa, in definitiva, l'Italia è uno dei Paesi con il più alto tasso di insegnanti donne. La disparità di genere, che interessa diverse altre nazioni, ha obbligato l'Unione europea a occuparsi del fenomeno.

L'Ue, nel giugno 2021, ha avallato un provvedimento che prevede "la promozione della parità tra donne e uomini in materia di istruzione e occupazione nel campo della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica".

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