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Gramellini, Mauro, Parenzo. La nuova La7 gioca a fare Raitre

Nei palinsesti 2024 non c'è Giletti ma arriva Barbero. L'editore: "Niente contatti con D'Urso, Fazio e Annunziata"

Gramellini, Mauro, Parenzo. La nuova La7 gioca a fare Raitre

Nessuna «opa» sul pubblico di Rai3 spiazzato dai cambiamenti che si annunciano sul canale, tantomeno su Mediaset «perché è fantascienza» e, anzi, «rivedrei volentieri Pier Silvio per parlare del passato. Lo conobbi nel 1981, quando ebbi la fortuna di fare l'assistente personale per quattro anni per Silvio Berlusconi, poi altri dieci anni tra Publitalia e Mondadori, passavo molto tempo ad Arcore e con lui e Marina ho avuto sempre un rapporto di simpatia». La discesa in politica? «Molto, molto difficile, un'ipotesi remota. Anche se, come diceva quel titolo di James Bond, nella vita mai dire mai». E poi la sua tv, quel «canale da solo, La7, che riesce a fare concorrenza a Rai e Mediaset», e che resta il suo salotto prediletto. Un salotto che da anni - ricorda ogni volta Cairo - «fa anche servizio pubblico, e chissà mai che qualcuno se ne accorgerà facendoci arrivare un pezzetto di canone» e dove, giura, non ha mai cercato di introdurre Barbara D'Urso, né Lucia Annunziata, né Fazio «che incontrai una sola volta nel 2017, ne parlammo ma non se ne fece nulla». Lo stesso spazio seguito da un pubblico di qualità, «tra le cui file sono molti i laureati» e dove, per restare al massimo, Urbano Cairo passa da un Massimo all'altro, da Giletti («Con lui sei anni, i primi due andarono benissimo, sono rimasto in ottimi rapporti e lui ci ha ringraziato per l'autonomia che ha sempre avuto») a Gramellini: a quest'ultimo verrà infatti affidato il sabato sera dopo il tg, e in aggiunta la domenica sera con un'intervista a un personaggio del momento. Come ogni anno alla presentazione dei palinsesti autunnali di La7, Urbano Cairo è un fiume in piena, si concede battute, un solo no comment (quello su cosa abbia detto per quattro ore ai pm di Firenze sul caso Giletti/ Baiardo e sul programma Non è l'Arena, chiuso in anticipo) e la solita iniezione di ottimismo sui destini di La7, come ad esempio «lo sviluppo di La7D, che non è assolutamente la nostra Cenerentola, e anzi abbiamo in progetto di sviluppare: con il direttore Andrea Salerno si è deciso di agire, raddoppiando ascolti, per arrivare a 15 milioni di fatturato».

Tra gli assi calati per la nuova stagione, Cairo mantiene quelli storici (a cominciare da Mentana col suo tg, Gruber per Otto e Mezzo, Floris con diMartedì, la seconda edizione di Una giornata particolare con Aldo Cazzullo dilatata da 6 a 8 puntate, Piazzapulita con Corrado Formigli, Propaganda Live con Diego Bianchi, Eden con Licia Colò) e, come detto, un'incursione di due puntate serali speciali dello storico divulgatore Alessandro Barbero, l'invito per uno speciale all'interno di Atlantide per Ezio Mauro, la conduzione affidata a David Parenzo per L'Aria che tira, a sostituire Myrta Merlino. Con la partenza di Massimo Giletti, il taglio editoriale di La7 torna decisamente a sinistra, e la sfida a colpi di approfondimenti e talk show sarà tutta con la nuova Rai3 all'orizzonte (meno schierata da una parte come in passato) e Rete 4 (dove arriva Bianca Berlinguer). Tra gli acquisti in corsa, Cairo non nega che accoglierebbe a braccia aperte il ritorno di Milena Gabanelli: «Se lei volesse tornare, sarei l'uomo più felice del mondo. Ma Milena è professionista dalle idee precise, e deve essere lei a volerlo. Chissà che per il futuro non avvenga», butta lì il numero uno di Rcs e Cairo Communications. Per Urbano Cairo sono dieci anni di La7: «Subentrammo a un'azienda che aveva problemi economici, e che aveva perso 120 milioni di euro tra eccessi e sprechi. Oggi abbiamo 500 dipendenti, abbiamo assunto almeno una sessantina di giovani e abbiamo i conti a posto». Insomma, Cairo guarda al recente passato e si fa i complimenti. E a proposito di passato, il patron torna sui rapporti con Berlusconi: «Mi ha stupito leggere su Dagospia una notizia che non sta né in cielo né in terra: si ipotizzava che una cordata italiana guidata da me puntasse a scalare Mediaset, e per di più su consiglio di uno stratega come Walter Veltroni, che, per carità, è anche opinionista stimato per il mio Corriere ma che certo tutto può fare meno che concepire una cordata di questo tipo».

E Cairo aggiunge: «L'ultima cosa che avrei fatto, una volta che Berlusconi era mancato, è una cosa del genere. Ho visto che Pier Silvio ha avuto per me parole di affetto, e poi come battuta ha anche aggiunto che l'ipotesi di scalata era fantasiosa perché, al massimo, era possibile il contrario, che Mediaset si prendesse Rcs. Ecco, per le leggi italiane questo non è possibile. Io tecnicamente potrei. Ma non ci ho pensato nemmeno un secondo». La chiusura è sul calcio e sulla serie A nella quale milita il suo Torino. I soldi dei sauditi - che si prendono i campioni a cifre stellari - stanno sconvolgendo lo scenario? «Alla fine ritengo questo fenomeno positivo. Perché si iniettano nel calcio risorse da investire e immettere nel mercato del proprio paese. Anni fa accadde lo stesso con la Cina e perfino alcuni exploit con Russia e Ucraina.

Queste cose alla fine sono destinate a rientrare.

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